È questa la situazione che viene fuori dall'esito degli ultimi tamponi. Situazione che può definire anche l'intera provincia di Agrigento come un territorio “covid free”. In nessun altro centro, infatti, ci sono persone affette. Si potrebbe dire dunque che Sciacca sia stato il primo e l'ultimo comune interessato da contagi, dopo la vicenda del focolaio esploso al “Giovanni Paolo II”, che aveva generato un clima di preoccupazione tra la popolazione, a partire da quella riguardante gli stessi operatori sanitari dell'ospedale. Un focolaio che arrivò fino a 26 contagiati. Poi, per fortuna, il coronavirus dalle nostre parti (come d'altronde nel resto della Sicilia, come del resto nel meridione d'Italia) è stato gestibile. Tutti abbiamo avuto paura che anche dalle nostre parti i contagi finissero sotto controllo, e che se la situazione si fosse solo lontanamente avvicinata a quella della Lombardia il sistema sanitario pubblico siciliano non sarebbe stato in grado di fronteggiare l'eventuale emergenza. Per fortuna oggi raccontiamo una storia diversa. Ma la diffusione contenuta del coronavirus, se da un lato ha permesso di tirare un sospiro di sollievo, dall'altro lato (piuttosto fatalmente) sta generando la convinzione nella gente che il pericolo è cessato. E invece non è così. Quello che sta accadendo nel mondo, con una diffusione del Covid a dir poco incontrollabile in paesi (Stati Uniti e Brasile) i cui capi di governo, all'inizio, tendevano a minimizzare per r
agioni economiche ed elettorali, rivela che il mostro è ancora tra noi. Purtroppo però gli assembramenti continuano, e anche l'osservanza delle precauzioni sta subendo un allentamento pericolosissimo. Anzi, si parla come se niente fosse successo di iniziative da programmare, di appuntamenti necessari, di ripresa della vita di tutti i giorni. Bisognerebbe convincersi che questo 2020 va vissuto con una consapevolezza diversa, che esiste un pericolo pubblico da cui è necessario difendersi.