è il sesto saccense morto dall'inizio della pandemia del Coronavirus, il secondo della nuova ondata. Risaliva al 27 settembre scorso, infatti, il precedente decesso, quello della donna di 68 anni, anche lei per giorni ricoverata in uno dei quattro posti letto di Rianimazione approntati al “Giovanni Paolo II” per l'emergenza.
Deve giocoforza continuare ad essere di massima attenzione dunque la situazione riguardante la seconda ondata da Covid-19 sul territorio siciliano in generale, su quello saccense in particolare. A Sciacca i numeri ufficiali, col decesso odierno, ma anche con la donna di 45 anni risultata positiva ieri pomeriggio, lo stesso giorno in cui una cinquantacinquenne veniva dichiarata guarita (finalmente, verrebbe da dire) vedono nuovamente attestarsi su 46 il numero di soggetti tuttora contagiati. Neanche tra marzo e aprile, malgrado il primo focolaio scoppiato in ospedale, i numeri ufficiali erano stati così alti. Saccensi ricoverati in ospedale ce ne sono ancora 5: quattro di loro (tra Malattie infettive e Terapia intensiva) si trovano all'0spedale “Sant'Elia” di Caltanissetta, la quinta persona invece è ricoverata in un ospedale palermitano.
Lo stillicidio di nuovi casi è continuato anche ieri pomeriggio, anche se più lentamente rispetto ai giorni precedenti. Si spera vivamente che la situazione possa normalizzarsi, e che possano anche aumentare i guariti. Ma è un tema, quello delle guarigioni, che continua a suscitare perplessità, soprattutto perché a Sciacca al momento ci sono ancora almeno duecento persone in quarantena fiduciaria.
Sarebbero numerosi, tra costoro, i soggetti che aspettano con ansia l'esito dell'ultimo tampone. Gente in qualche caso chiusa in casa da un mese e più. Tamponi dunque che vanno a rilento, un fatto che probabilmente chiarisce perfino che stiamo attraversando una fase molto difficile. Chi confida in comunicazioni tempestive sui guariti, lo fa ritenendo probabilmente che i dati reali dell'Asp dovrebbero potere fornire un numero ben più basso di positivi, ma è anche vero che, con lo stesso metro di giudizio, sia da presumere che i casi veri (magari asintomatici, che dunque sfuggono al controllo) siano più di quanto non si creda.
E tra chi deve osservare la quarantena c'è anche uno degli ultimi casi, quello riguardante un medico trentenne, che sarebbe stato protagonista di un “falso positivo”, ovverosia di un tampone che avrebbe rivelato l'avvenuto contagio solo per errore, come peraltro avrebbero rivelato i successivi due tamponi, che hanno dato entrambi esito opposto. Per il Servizio Epidemiologia dell'Asp però deve rimanere in quarantena, sia lui sia le persone a contatto con lui, familiari e pazienti, per un totale (stando a quanto si apprende) di almeno una quindicina di persone.
E mentre si attende ancora che trovi concretizzazione il piano anti-Covid studiato da Ruggero Razza, il “Fratelli Parlapiano” di Ribera rimane assai lontano da essere trasformato in ospedale per la cura dei pazienti affetti da Coronavirus, mentre è al “Giovanni Paolo II” che si sta pensando di aumentare il numero di terapie intensive dagli attuali 4 a 10 posti letto almeno. In tutto questo rimane necessario (oggi più che mai) osservare in maniera ancora più rigorosa le norme sull'uso delle mascherine, anche all'aperto (fatto, questo, che si accinge a diventare obbligatorio anche per decreto legge del presidente del consiglio Giuseppe Conte) e sulla necessità di scongiurare cerimonie e festeggiamenti vari, perché davvero la situazione è decisamente critica.