che nelle scorse ore due fratelli tunisini, rispettivamente di 32 e 34 anni, sono finiti agli arresti domiciliari. Sono ritenuti responsabili, in concorso con una ragazza di origine rumena di 20 anni (destinataria di provvedimento di obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria), di avere gestito quello che gli stessi carabinieri definiscono 00“un fiorente spaccio di eroina, cocaina, marijuana e crack” sul territorio di Ribera. I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti su disposizione dell'ufficio del Gip del Tribunale di Sciacca su richiesta della procura della Repubblica.
L’attività d’indagine, condotta dalla Tenenza Carabinieri di Ribera agli ordini del comandante Fabio Proietti, ha permesso di documentare numerosi episodi di spaccio nei mesi di aprile e maggio di quest’anno, grazie a una telecamera installata nei pressi dell’abitazione degli indagati. Sono stati così ripresi diversi episodi di spaccio a tossicodipendenti della zona, tutti di età compresa tra i 18 e i 40 anni.
A fugare eventuali dubbi sul fatto che ciò che le immagini avevano registrato riguardava un autentico spaccio di droga è stato il momento in cui i militari – appostati a debita distanza - controllavano diversi assuntori poco dopo che avevano acquistato lo stupefacente, di cui venivano trovati in possesso. Nel corso delle indagini sono stati eseguiti numerosi pedinamenti che hanno consentito di individuare un luogo isolato dove gli indagati nascondevano i proventi dell’attività di spaccio, sequestrando 12 mila euro in banconote di vario taglio contenuti in barattoli sepolti nel terreno. I tre, tutti conviventi (anche se il trentaquattrenne risulta residente a Irsina, in provincia di Matera) sono accusati di essersi dedicati all’attività di spaccio secondo compiti prestabiliti e ben definiti: una volta acquistato lo stupefacente (piazza di approvvigionamento era Palermo) e trasportato fino a Ribera, i due fratelli si sarebbero occupati dello spaccio vero e proprio, provvedendo personalmente a nascondere droga e soldi, mentre la donna, secondo gli investigatori, avrebbe gestito prevalentemente la sicurezza, facendo da palo all’esterno dell’abitazione al momento che dalla casa-supermarket uscivano gli acquirenti. Le ultime fasi dell’indagine sono state particolarmente impegnative, in quanto la banda aveva fatto installare un sistema di videoripresa per evitare “brutte sorprese” da parte delle forze dell’ordine. Tentativo che si è rivelato vano. I carabinieri hanno sentito diversi acquirenti, i quali hanno ammesso di essere clienti dei tre spacciatori, dando conferma così definitivamente alle ipotesi investigative. E’ stato anche accertato che i tre avevano iniziato a farsi consegnare dagli acquirenti insolventi (che dunque non avevano i soldi per pagare la droga) cellulari o altro materiale quale pegno per l’acquisto dello stupefacente, in attesa del saldo del debito accumulato con la banda.