l'anziano che oggi ha 72 anni che, nel 2018, lungo il tracciato di gara della quinta tappa del Giro d'Italia di ciclismo, investì con la sua auto Leonardo D'Amico, agente di commercio quarantottenne di Sambuca di Sicilia, che stava effettuando una ricognizione del percorso a bordo della sua motocicletta. Dopo essere stato soccorso e trasportato d'urgenza in elisoccorso all'ospedale di Caltanissetta, D'Amico morì tre settimane dopo l'incidente. Raggiunto da provvedimento cautelare, Agozzino rimase tre mesi agli arresti domiciliari.
Lo schianto si verificò in contrada Maddalusa. Secondo la procura della Repubblica, che lo accusa di omicidio colposo, Agozzino avrebbe forzato (rimuovendone le transenne) il blocco imposto dagli addetti dell'Anas su quel tratto di strada, lo stesso riservato al passaggio della carovana di corridori concorrenti del Giro. L'anziano aveva appreso che sarebbero dovute trascorrere diverse ore prima di potere percorrere la strada che lo avrebbe ricondotto nella sua abitazione. Da qui la decisione di rimuovere le transenne.
Poco dopo c'è stato l'incidente, con l'auto dell'uomo che si è schiantata contro il motociclista sambucese. I familiari di D'Amico si sono costituiti parte civile. Il loro legale ha depositato una consulenza tecnica di parte sulla dinamica dell'incidente. La stessa cosa (con conclusioni evidentemente opposte) ha fatto l'avvocato dell'automobilista. In particolare, Gaetano Agozzino, pensionato, ha sempre sostenuto di avere perso la testa perché gli addetti dell’Anas gli avevano detto che avrebbe dovuto aspettare molte ore prima di potere rientrare a casa. L’anziano era andato in contrada Maddalusa per fare jogging e, al ritorno, trovò la strada bloccata perché era in corso la tappa del Giro d’Italia. Il prossimo 13 marzo il procedimento entrerà nella fase finale, con requisitoria del pubblico ministero e arringhe degli avvocati di parte civile e della difesa.