con la regia di Cosa Nostra: 4 condanne, confermate in secondo grado, per gli imputati agrigentini dell'inchiesta denominata “Proelio”. Una riduzione di pena è stata consentita unicamente per il pentito Giuseppe Quaranta per le attenuanti di cui godono per legge i collaboratori di giustizia, mentre gli altri agrigentini coinvolti hanno avuta confermata la sentenza di primo grado. La Corte di Appello di Catania ha, dunque, accolto quasi interamente le richieste del sostituto procuratore generale Andrea Ursino al processo di appello.
Il processo, con 21 imputati, è scaturito, come detto, dalla maxi inchiesta "Proelio", che avrebbe sgominato, a quanto pare, un ricco e capillare traffico di cocaina e furti di bestiame ad innocenti allevatori con la regia della mafia, traffici che si sarebbero tenuti tra le province di Agrigento e Ragusa, e che sarebbero serviti per sostenere economicamente le famiglie mafiose della zona. Il gup di Catania, Salvatore Ettore Cavallaro, il 28 febbraio dell'anno scorso, aveva deciso quattro condanne e tre assoluzioni per gli imputati agrigentini. Tutto confermato. La pena più alta, 20 anni di carcere, è stata confermata per il quarantenne di Santa Elisabetta, Francesco Fragapane, coinvolto pure nel processo "Montagna", dove viene delineato il suo ruolo di capo del mandamento e aspirante capo provincia di Cosa Nostra, e condannato alla stessa pena. La sua pena peraltro è stata ridotta di un terzo per effetto del rito abbreviato. Quattro anni e sei mesi per il pentito Giuseppe Quaranta, principale accusatore di Fragapane e teste chiave nel processo “Montagna”. Anche per lui pena ridotta per aver aderito al rito abbreviato e in quanto collaboratore di giustizia. Cinque anni di reclusione, come in primo grado, sono stati inflitti a Salvatore Montalbano, 28 anni, di Favara; sei anni a Girolamo Campione, 42 anni, di Burgio. I difensori avevano illustrato le loro arringhe per quattro udienze. Adesso è arrivato il verdetto. L'inchiesta “Proelio” è importante perché fissa già dei punti saldi nello sviluppo delle indagini che coinvolgono la mafia agrigentina. Svela i rapporti stretti e radicati tra il clan di Santa Elisabetta e quello di Comiso, e fa da apripista, in un certo senso, al più ampio processo “Montagna”, che ripropone, per così dire, tra i protagonisti Francesco Fragapane e Giuseppe Quaranta.