cittadinanza ingiustamente. Tra questi anche pregiudicati vicini al latitante Matteo Messina Denaro e imprenditori legati a doppio filo a Cosa nostra. Questa l'indagine portata avanti dalla Guardia di Finanza di Trapani che, nell'ambito dei controlli sui nomi di coloro che ottenevano impropriamente il sussidio statale, ha trovato pure tre donne sposate con esponenti delle famiglie mafiose della provincia e uomini ritenuti a disposizione dei clan locali. Medesima cosa era già avvenuta in analoghe indagini riguardanti precedentemente la provincia di Agrigento. 127 persone senza requisiti, alcune con condanne in via definitiva per mafia. Una di queste è Lea Cataldo, sposata con il boss di Campobello di Mazara, Franco Luppino. Entrambi i coniugi con una lunga sfilza di precedenti giudiziari, con Luppino ritenuto figura di vertice della criminalità organizzata. Le altre donne coinvolte negli accertamenti delle Fiamme Gialle sono le coniugi di Matteo Tamburello e Maurizio Arimondi.
Nel passato di Tamburello, cresciuto nell’alveo della mafia di Mazara del Vallo, c’è anche una condanna a quasi dieci anni, finita di scontare nel 2015. Tornato in libertà, secondo gli inquirenti, ha ripreso il proprio posto all’interno della famiglia mazarese con l’intenzione di riorganizzarla Compaesano di Messina Denaro è invece Maurizio Arimondi che, nel 2016, si è visto confermare dalla Cassazione la condanna a dieci anni disposta nel processo Golem 2, uno dei tanti che negli ultimi anni hanno visto alla sbarra i fiancheggiatori della primula rossa di Cosa nostra. Tra i beneficiari diretti del reddito di cittadinanza sono risultati anche Vito Russo e Salvatore Angelo. Russo, originario di Marsala, è stato condannato a oltre sette anni di reclusione perché ritenuto imprenditore a disposizione di Cosa nostra. Salvatore Angelo, di Salemi, invece, è stato uno degli imprenditori del settore delle rinnovabili che avrebbe agito all’ombra di Messina Denaro. L’uomo, nel 2017, è stato destinatario di una confisca di beni per oltre 7 milioni di euro, però percepiva il reddito di cittadinanza. Tra i 127 percettori illegittimi nel trapanese, anche un caso curioso. Un soggetto che, nel 2018, aveva vinto sul web, giocando a poker, circa mezzo milione di euro. Vincita che l'abile giocatore, richiedente del reddito di cittadinanza, ha taciuto allo Stato. Ora pure lui si trova indagata dalla Guardia di Finanza.