hanno chiesto per il loro assistito la revoca del carcere duro. La richiesta è stata già discussa in Cassazione e la decisione dovrebbe essere presa nel giro di qualche giorno. Per i legali di Falsone, l'ex numero 1 di Cosa Nostra in provincia di Agrigento ha completamente reciso i suoi legami con la mafia e per tale motivo non sussisterebbe più la necessità di sottoporlo al cosiddetto 41 bis. Falsone si trova dietro le sbarre e al carcere duro già da dieci anni, ossia da quando nel giugno del 2010 venne arrestato a Marsiglia, in Francia, dopo una latitanza lunga un altro decennio. All'estero si era rifatto una vita, oltre al volto, senza saldare, però, i conti con il proprio passato. Era riuscito una prima volta a sfuggire alla cattura nel 1999, mentre già nel 2004 era stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Salvatore Ingaglio, stiddaro della prima ora che 13 anni prima gli aveva ammazzato il padre e il fratello. Lunghissima, processi e sentenze alla mano, la carriera criminale di Giuseppe Falsone, con ramificazioni importanti anche a Sciacca ed a Ribera. Grazie al suo spessore e prestigio criminale era riuscito ad avere la meglio sul suo più grande rivale dell'epoca, quel Maurizio Di Gati che poi, una volta arrestato, divenne collaboratore di giustizia. Falsone si lasciò dietro una lunga scia di intrallazzi e di sangue, oltre ad una vicinanza assodata con il capomafia Bernardo Provenzano. Sopra di lui soltanto il boss di Corleone, dietro Leo Sutera, Pietro Campo e Gerlandino Messina, oggi tutti in galera.
Resterà in carcere, ovviamente, ma dopo un decennio di 41 bis, per i suoi difensori, “nessuna indagine, di questi ultimi 10 anni, ha fatto mai sospettare dell'esistenza di contatti in essere con l'organizzazione criminale”. La parola, dunque, passa alla Cassazione che dovrà decidere se confermare per Falsone il carcere duro o se revocarlo.