porteranno alla sentenza del Processo di Appello “Montagna” che vede alla sbarra 45 imputati. La Corte di Appello di Palermo, infatti, nell'ultima udienza, ha ammesso l'acquisizione di altre prove, l'audizione di un ulteriore testimone ed i verbali della deposizione del pentito favarese Giuseppe Quaranta, che è stato ascoltato, pochi giorni fa, all'interno del carcere romano di “Rebibbia”. Stanno per piombare, quindi, sul Processo antimafia “Montagna” una ulteriore e robusta mole di documenti e verbali, ritenuti necessari ai fini del dibattimento. Particolare interesse riveste la deposizione fiume di Quaranta, registrata nell'ambito dell'altro stralcio del Processo. Il collaboratore di giustizia, in questa occasione, avrebbe ricostruito per l'ennesima volta gli intrecci mafiosi degli ultimi anni in provincia di Agrigento, ricapitolando nomi e circostanze specifiche.
Lo stesso Quaranta è stato ascoltato pure nel Processo di Appello. Per i legali difensori degli imputati, invece, sarebbe incappato in più di una contraddizione.
Quaranta, arrestato nell'ambito dell'inchiesta “Montagna” e da subito divenuto collaboratore di giustizia, ha raccontato di non essere più in carcere, di essere stato il braccio destro di Francesco Fragapane, di Santa Elisabetta, rivelando che, nei primi anni Duemila, quando Maurizio Di Gati e Giuseppe Falsone si contendevano la leadership di Cosa Nostra in provincia, l'allora giovanissimo figlio dell'ex capoprovincia Salvatore Fragapane, ebbe un ruolo decisivo anche se, di fatto, perdente.
Dopo le precedenti audizioni di altri due imputati, il processo era stato aggiornato per decidere sulle nuove richieste istruttorie sollecitate dalla difesa. Fra le nuove prove ci sarà pure l'audizione dell'imputato Calogero Limblici e di un ingegnere chiamato a riferire alcune circostanze ritenute utili dalla difesa di Giovanni Gattuso, presunto capo della famiglia mafiosa di Castronovo di Sicilia. Si torna in aula il prossimo 10 febbraio.