di Castelvetrano, e’ stato condannato a 15 anni di carcere per associazione mafiosa, dal Tribunale di Marsala. I giudici (presidente del collegio: Vito Marcello Saladino) da un lato hanno escluso l’aggravante del suo “ruolo direttivo” in seno a Cosa Nostra, ma dall'altro hanno disposto per l’imprenditore anche tre anni di liberta’ vigilata quando uscira’ dal carcere, oltre alla confisca di beni, societa’ e conti correnti. Per l’imputato, il pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Alessia Sinatra aveva chiesto 20 anni di reclusione.
La vicenda giudiziaria di Nicolò Clemente ebbe inizio nel luglio 2018 allor quando venne arrestato dagli uomini DIA di Trapani. Furono, allora, sottoposte a sequestro preventivo anche due societa’ edili a lui “riconducibili” (ossia La Calcestruzzi Castelvetrano srl e la Clemente Costruzioni srl) ed eseguite diverse perquisizioni a presunti mafiosi di Castelvetrano. L’operazione si inseri’ nell’ambito delle attivita’ volte a colpire i mafiosi “vicini” al superlatitante Matteo Messina Denaro. L'obiettivo, inchiesta alla mano, era pure quello di individuare ed eliminare dal mercato, delle imprese mafiose che costituiscono le principali fonti di approvvigionamento finanziario dell’organizzazione mafiosa castelvetranese”.
Le indagini sfociate nell’arresto di Clemente e nel sequestro delle due imprese scaturirono dalle dichiarazioni rese dal defunto collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito di Matteo Messina Denaro, e in misura minore anche dall’imprenditore Giuseppe Grigoli, entrambi condannati in via definitiva in quanto ritenuti appartenenti alla famiglia mafiosa di Castelvetrano. Meno di un anno fa, sempre la Dia gli ha sequestrato anche la societa’ “Selinos”, nonche’ diversi terreni, fabbricati e depositi bancari il cui valore e’ stato stimato in circa sei milioni di euro.