di Palermo Francesca Dessì e Gery Ferrara nell'ambito del procedimento giudiziario, che si celebra col rito abbreviato al Tribunale di Sciacca, e che vede alla sbarra i saccensi Accursio Dimino e Antonello Nicosia. Per entrambi il capo d'imputazione è di associazione mafiosa. Erano stati coinvolti nell'inchiesta denominata Passepartout, quella che secondo la procura di Palermo aveva puntato a riorganizzare in qualche modo la consorteria di Sciacca. Secondo gli inquirenti, d'accordo con la parlamentare nazionale Giusy Occhionero (finita a sua volta sotto processo per falso a margine di questa vicenda per avere dichiarato che Nicosia era un suo collaboratore parlamentare quando formalmente ancora non era così), Nicosia avrebbe avuto la facoltà di incontrare diversi mafiosi condannati al 41 bis, facendosi latore dei loro messaggi all'esterno. L'inchiesta in questione aveva fatto finire nei guai anche altre persone, tra cui i fratelli Paolo e Luigi Ciaccio, accusati di favoreggiamento. Per loro è stata chiesta la condanna a 2 anni e 4 mesi ciascuno. Attorno a Nicosia e Dimino, per la procura di Palermo, ci sarebbe stato il tentativo di fare rinascere la famiglia mafiosa di Sciacca. Intercettazioni e pedinamenti avevano scoperchiato la pentola su una serie di interessi inconfessabili nell'ambito dei tipici settori di interesse mafiosi: danneggiamenti, estorsioni, anche la volontà di Dimino di rifugiarsi negli Stati Uniti, sia per fare investimenti sia per sottrarsi alle indagini delle autorità italiane. Secondo gli inquirenti i due avrebbero perfino progettato l'omicidio di un imprenditore di Sciacca con interessi nel nord Africa. Dopo essere stato arrestato Nicosia si è difeso sostenendo di avere millantato all'esterno un potere di cui, in effetti, non disponeva; Dimino, dal canto suo, respingendo le accuse a suo carico ha dichiarato più volte di non avere avuto più alcun rapporto né diretto, né indiretto, con Cosa nostra. La prossima udienza, nella quale ci saranno le arringhe difensive, è in programma il 23 marzo.