e che sta generando comprensibilmente tanta ansia dopo la morte di un carabiniere, di un militare della Marina e di un poliziotto (rispettivamente a Trapani, Augusta e Catania) a cui il siero era stato somministrato poche ore prima. Le procure competenti hanno aperto tre inchieste. Per il caso trapanese (il carabiniere Giuseppe Maniscalco, di 54 anni) l'autopsia avrebbe già rivelato la mancanza di un collegamento con il vaccino. Maniscalco è morto lo scorso 20 febbraio, 72 ore dopo essere stato vaccinato. I familiari vogliono vederci chiaro, e per questo motivo hanno chiesto alla magistratura di indagare. La stessa cosa è successa per gli altri due soggetti, deceduti in rapida successione: prima il militare quarantatreenne di servizio ad Augusta, che si chiamava Stefano Paternò, morto tre giorni dopo il vaccino che gli era stato inoculato l'8 marzo, e dopo l'agente cinquantenne della squadra mobile di Catania Davide Villa. In questo caso la morte è sopraggiunta 12 giorni dopo la somministrazione. Clinicamente si ipotizza che il farmaco possa favorire coaguli di sangue e, dunque, trombosi. A Siracusa ci sono già 10 indagati, tra cui gli stessi vertici di AstraZeneca. Il lotto finito sotto la lente d'ingrandimento è stato ritirato. Sulla vicenda è intervenuto l'assessore regionale Ruggero Razza. La questione sta facendo discutere anche per la decisione di paesi nordici (Danimarca, Islanda e Norvegia) che hanno deciso di imporre lo stop ai vaccini AstraZeneca. Difficile dire se i fatti drammatici che si sono verificati siano da attribuire al vaccino. Il clima, tuttavia, è diventato pesante. Tanto più che l'estensione della fascia di età (dai 70 ai 79 anni) a cui potere somministrare l'AstraZeneca sta generando una psicosi. C'è chi infatti ha paura. Una reazione comprensibile, che impone accertamenti rapidissimi da parte delle autorità nazionali ed europee per scongiurare ogni ipotesi di pericolo.