Lo aveva rimarcato nei giorni scorsi in una intervista rilasciata al nostro telegiornale il magistrato Salvatore Vella che alla Procura della Repubblica di Agrigento si occupa ormai da tempo di immigrazione. La conferma arriva dal secondo caso che si è verificato, in pochi giorni, nelle nostre coste. La spiaggia di Piana Grande, nel litorale riberese, ieri mattina era invasa da una cinquantina di stecche di sigarette, di marca “Royals Businness”, molte delle quali all'interno di una quindicina di scatoloni, altre sparse sulla battigia. Sul posto è stata rinvenuta anche una muta subacquea e un paio di stivali abbandonati tra la spiaggia e la strada sterrata. Si tratta di una zona del litorale poco frequentata, seppure vicina al Resort di Rocco Forte, dove non è facile accedere con l'auto. Probabilmente nel corso della notte o alle prime luci dell'alba si è registrato l'ennesimo sbarco fantasma, con i migranti che potrebbero essere riusciti a dileguarsi facilmente, ma qualcosa sembra non essere andato per il verso giusto per i responsabili del carico di sigarette, costretti ad abbandonare gli scatoloni tra i ciottoli e la sabbia. Era successo, proprio la scorsa settimana, ma nel litorale di Porto Palo dove la Guardia di Finanza di Sciacca aveva sequestrato una settantina di scatoloni pieni di pacchetti di sigarette che galleggiavano in mare. Dunque a bordo dei barconi , oltre ai migranti vengono caricati anche ingenti quantitativi di sigarette di contrabbando, fenomeno quest'ultimo che non si verificava da diversi decenni. E le indagini degli inquirenti si concentrano anche su questo ulteriore risvolto del fenomeno dell'immigrazione clandestina per l'eventuale coinvolgimento di esponenti della malavita locale. Insomma se i clandestini possono allontanarsi da soli una volta raggiunta la costa italiana, per il carico di sigarette di contrabbando è necessaria la presenza di uomini e mezzi, pronti a ricevere il carico.Le stecche rinvenute nel mare di Porto Palo giovedì scorso o sulla spiaggia di Piana Grande ieri mattina potrebbero, tra l'altro, essere soltanto una minima parte di quelle effettivamente trasportate dalle coste tunisine o libiche a quelle del litorale agrigentino.