(originario di Ribera), acquisisce dalla esecuzione immobiliare presso il tribunale di Sciacca, l'hotel Torre Macauda, ma anche la struttura attigua all'albergo, il ristorante e i terreni che facevano parte della procedura. La vendita sarebbe sarebbe proseguita anche successivamente, con la cessione di altri immobili. Da cinque anni il patrimonio era finito sotto controllo dei tribunali di Sciacca e Palermo. In precedenza i beni erano stati confiscati, a seguito del coinvolgimento e poi della condanna del suo proprietario Giuseppe Montalbano in un'operazione antimafia. Si pensava che con l'intervento del tribunale e la vendita degli immobili sarebbe fatto calare definitivamente il sipario su quella che era stata una gestione di Torre Macauda nelle mani della mafia. Tanto più che recentemente la Libertà Immobiliare aveva chiesto all'Ufficio Tecnico comunale di Sciacca il via libera a costruire un nuovo depuratore al servizio dell'hotel. Ottenendo però un diniego da parte del comune, che aveva subordinato l'autorizzazione per il depuratore ad una serie di prescrizioni. Un percorso che sembrerebbe prefigurare il tentativo di tornare alla normalità. Tanto più che si pensava, o forse ci si era illusi, che l'hotel potesse tornare ad avere una prospettiva di vita imprenditoriale e di cancellazione della macchia criminale che lo aveva accompagnato per anni. E invece si scopre adesso che per la Dda di Palermo su Torre Macauda continuano ad esserci le mani della mafia. Il nucleo di polizia economica e finanziaria della guardia di finanza di Palermo, in particolare, ritiene che la consorteria di Sciacca, tuttora capeggiata da Totò Di Gangi, oggi 79enne, è tornata in possesso del patrimonio, e di averlo fatto con il coinvolgimento di altre 7 persone, tra cui il figlio del boss Alessandro Di Gangi, ma anche di un funzionario infedele di Unicredit, di alcuni imprenditori e di un paio di professionisti. Otto persone in tutto. Tra costoro lo stesso patron della “Libertà immobiliare” Maurizio Lupo. Si indaga per concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e falso. Nel mirino degli inquirenti operazioni finanziarie e quelle necessarie a controllare il patrimonio. E così sotto inchiesta sono finiti anche Francesco Donà delle Rose, Anna Maria Lo Muzio, Vincenzo Coglitore, Francesco Corvelli e Luigi Vantaggiato. Quest'ultimo è una vecchia conoscenza di chi ha potuto lavorare a Torre Macauda, essendone stato nel corso del tempo più volte direttamente o indirettamente il gestore, da liquidatore di una delle due società proprietarie del bene, evidentemnete, stando alla ricostruzione degli investigatori, uscendo dalla porta per rientrare dalla finestra. Una gestione, quella di Vantaggiato, che si colloca nella storia dopo i cosiddetti “fasti” della discussa gestione Montalbano, quella nel corso della quale l'hotel era una autentica “dependance” della mafia, luogo di incontri ma anche solo di villeggiatura del boss dei boss Totò Riina. Che, da latitante, trovava qui ospitalità e, addirittura, in una notte di San Silvestro per festeggiare l'arrivo del nuovo anno, pretese da Giuseppe Montalbano che ad esibirsi quella sera fosse il suo artista preferito, il celebre “Rocky Roberts”, quello di “Stasera mi butto”. Gusti decisamente “pop” quelli di Riina, niente di raffinatissimo, ma naturalmente erano ben altre le cose che la magistratura palermitana ha scoperto attorno al mondo di Torre Macauda. Un mondo che, evidentemente, malgrado i tentativi dello stesso tribunale di Sciacca, non riesce a liberarsi dell'onta mafiosa. E così nelle scorse ore i magistrati della Dda di Palermo hanno disposto perquisizioni in una filiale della UniCredit di Palermo e notificato otto avvisi di garanzia. E Vantaggiato è accusato di avere “distratto, occultato e dissipato in tutto o in parte i beni di Torre Macauda, anche attraverso la bancarotta fraudolenta della società che da lui era amministrata. Per la procura di Palermo gli indagati avrebbero operato per favorire l'acquisizione da parte di Cosa nostra, in modo diretto e indiretto, della gestione o del controllo di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici”. Sotto la lente d'ingrandimento anche trasferimenti di denaro e di beni attraverso appropriazione indebita e bancarotta.