sono quelli appartenenti ai corpi senza vita recuperati tra le macerie della spaventosa esplosione di sabato sera a Ravanusa. Al momento i cadaveri recuperati sono 7. Quattro quelli trovati questa mattina, tutti nello stesso punto, in quello che era stato il terzo piano di uno dei quattro palazzi crollati. I vigili del fuoco li hanno individuati sotto una montagna di calcinacci, pezzi di cemento e tondini di ferro. Tra di loro c'era anche Selene Pascarello, l'infermiera incinta di 9 mesi che la prossima settimana avrebbe dovuto partorire. Sotto le macerie anche il marito Giuseppe Carmina, il padre di lui Angelo, e la cognata di quest'ultimo Carmela Scibetta, moglie di Pietro Carmina, ritrovato ieri con Enza Zagarrio e Gioacchina Calogera Minacori. Al momento mancano all'appello gli ultimi due dispersi, Calogero e Giuseppe Carmina, padre e figlio. Gli unici sopravvissuti all'esplosione sono due donne: Giuseppina Montana e Rosa Carmina, entrambe estratte dalle macerie nella tarda serata di sabato. Nuclei familiari che, come si può intuire dal cognome in comune di diverse delle vittime, erano imparentati e residenti negli stessi stabili. La giovane coppia composta da Giuseppe e Selene non doveva nemmeno trovarsi da quelle parti. I due erano passati solo per salutare i familiari. Hanno trovato la morte.
La procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un'inchiesta per disastro e omicidio colposo. L'esplosione è stata provocata dalla rottura del metanodotto, con l'innesco devastante che potrebbe essere stato azionato dall'avvio del motore di un ascensore, ma non è detto che sia stato questo. Si ipotizzano infatti anche altre opzioni possibili, tipo l'attivazione di un frigorifero, una luce accesa o perfino una sigaretta. Quello che sembra assodato, spiegano gli investigatori, è che l’esplosione ha provocato una serie di fessurazioni nel terreno e anche nei palazzi; spazi nei quali il gas si è infilato, compresa la rete fognaria, dando vita ai diversi incendi andati avanti per ore.
Ma adesso i magistrati vogliono accertare se e quando gli impianti del gas erano stati sottoposti a manutenzione. Stando a quanto si apprende e dalle prime testimonianze acquisite nella zona era stato avvertito un forte odore di gas negli ultimi 7 giorni, ma non c'erano state segnalazioni, come ha già accertato la procura della Repubblica. Una situazione evidentemente sottovalutata, ed è su questo che bisognerà fare chiarezza. Al momento è stata sequestrata un'area di 10 mila metri quadrati, ma potrebbe anche espandersi ulteriormente.
Il metanodotto era stato installato nel 1984. La polizia giudiziaria sta acquisendo tutti i documenti e i progetti presso la società e presso il comune. Un'indagine che probabilmente sarà lunga. Le prime verifiche investigative hanno già dato qualche risultanza. Sulla dinamica innanzitutto: c’è stato un accumulo di gas metano nel sottosuolo - spiegano gli investigatori - che si è protratto per almeno l’intera giornata di sabato. Nei prossimi giorni, ha sottolineato il procuratore Luigi Patronaggio, verrà fatta “una attenta mappatura dei luoghi”: si parte da “una fuga di metano ma non escludiamo alcuna pista”. La procura della Repubblica ha già nominato un consulente tecnico, si tratta di un professore universitario, e si procederà con un nuovo sopralluogo con i vigili del fuoco, proprio per cercare di circoscrivere le cause della fuga di gas.
Le operazioni di ricerca andranno avanti fin quando tutti i corpi non saranno stati trovati. Poi si passerà alla rimozione dee macerie per arrivare ad individuare il punto in cui c'è stata la rottura della tubatura che ha provocato la strage. Una fase che si aprirà con un nuovo sopralluogo dei magistrati e degli investigatori e che di fatto sarà il primo passo dell'indagine per individuare eventuali responsabili. Una tragedia che ha destate commozione diffusa, anche nello stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha telefonato al sindaco di Ravanusa Carmelo D'Angelo per manifestare la solidarietà del popolo italiano all'intera comunità ravanusana.
Riprendere la vita di tutti i giorni a Ravanusa non sarà facile. E non solo sul piano psicologico o del dolore per le vittime, ma anche sul piano squisitamente pratico. Ci sono 100 persone residenti nelle vicinanze dell'esplosione che sono state costrette ad abbandonare le loro case per ragioni di sicurezza. Bisogna appurare la staticità delle loro residenze. Poi c'è anche chi una casa non ce l'ha più. Il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio ha annunciato la vicinanza dello Stato.