tra le 33 persone finite nella rete dei carabinieri di Salerno nell'ambito di un'inchiesta che ha sgominato quella che veniva considerata a tutti gli effetti una banda dedita alle scommesse clandestine a livello internazionale con a capo Luigi Giuseppe Girillo, figlio di un boss della camorra che, secondo gli investigatori, avrebbe realizzato una vera e propria holding del "gaming online" (casinò, poker Texas Holdem), associandosi alla rete DbPoker, non autorizzata in Italia.
Per gli inquirenti Cirillo si sarebbe avvalso anche della collaborazione della famiglia mafiosa dei Casalesi. Ad alcuni dei destinatari dei provvedimenti cautelari viene contestata l'aggravante di avere agito proprio per agevolare il clan dei Casalesi. Il sistema illegale si basava su una piattaforma informatica realizzata nel 2000 da un soggetto piuttosto noto alle forze dell'ordine, Luigi Tancredi (romano, accusato di ricettazione e già coinvolto in altre indagini) ma potenziata grazie a un altro indagato per fare fronte alle esigenze contemporanee, il sistema grazie al quale - secondo uno stima - una community composta da milioni di giocatori sparsi in ogni angolo della terra scommettevano anche "one to one" malgrado fossero a migliaia e migliaia di chilometri di distanza. I giochi erano raggiungibili anche attraverso slot machine e totem perlopiù installati nelle località del sud Italia dove più forte è risultata la pressione della criminalità organizzata.
Si indaga per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti in materia di giochi e scommesse illegali, all’intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro provento di delitto in attivita’ economiche, auto-riciclaggio, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare la criminalita’ organizzata.
Gino Vincenzo D’Anna è stato coinvolto nel 2018 nell’operazione “Galassia” che ipotizza la mano delle organizzazioni criminali dietro il ricchissimo business delle scommesse online. Per questa vicenda la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei suoi confronti lo scorso maggio.