Sono due i denunciati alla Procura della Repubblica di Agrigento per l’ipotesi di reato di danneggiamento di beni avente valore paesaggistico legato al raid vandalico che ha deturpato, con polvere rossa di ossido di ferro, la Scala dei Turchi di Realmonte, nella notte tra il 7 e l’8 gennaio.
Si tratta di due uomini di mezza età di Favara. Q. D. e G. F. le lo loro iniziali.
I Carabinieri della Compagnia di Agrigento sono riusciti a fare piena luce sull’identità degli autori del maxi danneggiamento, avvalendosi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza e di una raffica di perquisizioni e verifiche effettuate fra Realmonte e Favara, passando anche da Porto Empedocle e la città dei Templi. A coordinare il fascicolo d’inchiesta, inizialmente aperto a carico di ignoti, sono stati il Procuratore Capo di Agrigento Luigi Patronaggio e il Sostituto Chiara Bisso.
I filmati della videosorveglianza hanno permesso di accertare che un furgone Ford Transit è giunto di sera alla Scala dei Turchi; poi da quel mezzo sono scese due persone che trascinavano dei misteriosi sacchi, quelli che contenevano la polvere di ossido di ferro. Dopo un’attenta e ripetuta analisi delle immagini, i Carabinieri sono riusciti ad acquisire il numero di targa del furgone. Da quell’istante in poi, è stata corsa frenetica per mettere dei punti fermi nell’inchiesta su un caso che ha suscitato scalpore e indignazione a livello mondiale.
Da conoscitori del territorio e dei suoi abitanti, i sospetti dei Carabinieri si sono subito concentrati su un uomo di Favara, già noto per danneggiamenti. Le indagini, a Favara, e l’ispezione del furgone hanno permesso di rinvenire tracce di polvere di ossido di ferro. Le successive perquisizioni hanno consentito di ritrovare, all’interno dei magazzini ispezionati, guanti sporchi della stessa polvere e ulteriori, inequivocabili, prove.
Uno dei due uomini è, infatti, un pluripregiudicato con diversi precedenti giudiziari e di polizia tra cui gli attentati alla metropolitana di Milano e alla Valle dei Templi di Agrigento, più un altro danneggiamento sempre alla Scala dei Turchi.
Quanto alle motivazioni del gesto si ipotizza un atteggiamento di generica e vaga contestazione nei confronti del sistema e delle forze dell'ordine, come è dato scorgere sulle pagine social dell’indagato.
Il materiale probatorio raccolto deve essere ora valutato dal pm e successivamente dal giudice competente, ferma restante la presunzione d’innocenza per entrambi gli indagati.
Il procuratore Patronaggio si è personalmente complimentato con il comandante della Compagnia di Agrigento, il maggiore Marco La Rovere, per la tempestività delle indagini. Gli autori sono stati, infatti, scovati nell'arco di 48 ore. In tempo record, trovati, dunque, nomi e cognomi di coloro che hanno imbrattato la falesia bianca della Scala dei Turchi, sito candidato a diventare patrimonio dell'umanità Unesco. Adesso non solo gli agrigentini, ma tutti coloro che si erano indignati, da più parti d’Italia e non solo, del gesto, potranno tirare un sospiro di sollievo e sapere il gesto non rimarrà impunito.