del superlatitante Matteo Messina Denaro e quelle del boss ergastolano Giuseppe Falsone. Ne sono sicuri gli inquirenti che hanno portato avanti, nei mesi scorsi, la maxi operazione denominata “Xydi”, che oggi approda in aula per il processo. Il GUP ha disposto il rinvio a giudizio di nove dei trenta iniziali imputati coinvolti nell'indagine, che avrebbe scompaginato il mandamento mafioso di Canicattì ed i sui rapporti tra le varie famiglie mafiose che lo compongono.
Per i 9 imputati rinviati a giudizio, la prima udienza è stata fissata per il 23 marzo davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento. Si tratta di: Giuseppe Falsone, boss ergastolano e capo provinciale di Cosa Nostra fino al 2010, quando fu catturato a Marsiglia dopo 12 anni di latitanza; Antonino Chiazza, Pietro Fazio, Santo Gioacchino Rinallo, Antonio Gallea, Filippo Pitruzzella, Stefano Saccomando, Calogero Lo Giudice e Calogero Valenti, tutti dell'area di Canicattì.
In 19, invece, hanno scelto il rito abbreviato. Per loro l’udienza continua il prossimo 17 marzo con la requisitoria dei pubblici ministeri. Si tratta di Giancarlo Buggea, figura apicale dell’inchiesta ed ex compagno dell’avvocato Porcello; la stessa Angela Porcello, Luigi Boncori, Luigi Carmina, Simone Castello, Emanuele Cigna, Giuseppe D’Andrea, Calogero Di Caro, Vincenzo Di Caro, Gianfranco Gaetani, Giuseppe Grassadonio, Annalisa Lentini, Gaetano e Gregorio Lombardo, Antonino Oliveri, Calogero Paceco, Giuseppe Pirrera e Giuseppe Sicilia, tutti dell'area di Agrigento, Favara, Naro e Ravanusa.
La posizione di Matteo Messina Denaro è stata stralciata in quanto latitante. Separata, per un problema di salute dell'imputato, pure la posizione di Giuseppe Giuliana, nato in Francia ma residente a Delia.
L'inchiesta avrebbe pure svelato i componenti della nuova Stidda che si sarebbe contrapposta alla famiglia di Cosa Nostra. Ipotizzate anche una serie di estorsioni, in particolare nel settore delle mediazioni agricole. L'ormai ex avvocato Porcello, nelle scorse settimane, ha rinnovato la volontà di voler collaborare con la giustizia. La professionista cinquantunenne avrebbe strumentalizzato la sua attività, innanzitutto, per incontrare Falsone al 41 bis e veicolare i suoi messaggi dal carcere; avrebbe, inoltre, fatto da "cassiera" del mandamento promuovendo e organizzando una serie di incontri con associati anche di altre province.