sulla testa temono che sulla tragedia dello scorso 11 dicembre in via Trilussa possa calare l'oblio, che le luci dei riflettori si spengano, che la loro condizione venga facilmente dimenticata da chi ha il dovere di garantire sostegno e risposte. Mentre va avanti l'inchiesta della procura della Repubblica di Agrigento per accertare le responsabilità dell'esplosione dal sottosuolo di una bolla di gas metano che ha ucciso 9 persone (10 con il piccolo nel grembo di Selene Pagliarello), suscita attenzione la richiesta di aiuto che proviene da un territorio dove le macerie degli edifici fanno il paio con lo squarcio dell'anima delle persone. Al giornalista Alan David Scifo di 'Repubblica Palermo' il sindaco di Ravanusa Carmelo D'Angelo ha detto di avere scritto una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi, nella quale si è fatto portavoce delle 38 famiglie rimaste senza una casa. Tra di loro c'è chi ha perso tutto, ma c'è anche chi abitava in un appartamento che ha subito delle lesioni che le hanno rese inagibili, in qualche caso forse per sempre. Al premier il primo cittadino ha chiesto che possa essere restituita ai suoi concittadini "serenità, forza di andare avanti e dignità di potere avere una casa dove vivere e crescere i loro figli".
Il comune nel frattempo fa quello che può. Il sindaco ha autorizzato la sostituzione di infissi e le riparazioni edili più importanti. Ma la prospettiva è la ricostruzione, e non solo delle case crollate. In tale direzione si lavora ad un progetto da 25 milioni di euro, il cui bando dovrebbe essere pubblicato nelle prossime settimane, non appena le risorse economiche saranno disponibili, e la lettera di D'Angelo a Draghi ha sicuramente questo importante obiettivo.
Nel frattempo i senzatetto hanno trovato un rimedio provvisorio ma decisamente precario: chi ospite di amici o parenti, pochi quelli che hanno potuto fare ricorso ad una seconda casa. Ma in via Trilussa il tempo si è fermato. Il tributo di morte dell'esplosione è stato devastante. Ma le macerie hanno divorato anche le vite dei sopravvissuti rappresentate dai ricordi, dai beni materiali, che per quanto secondari hanno pur sempre la loro importanza. Ha annunciato il suo ritorno a Milano, la città dove lavora, Mario Carmina, figlio di Pietro e Carmela, entrambi morti nella tragedia. Le parole del padre, professore di filosofia in pensione, ai suoi ex alunni, sono state riprese dal capo dello Stato Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno. "Spero che le istituzioni non si dimentichino di noi", ha detto Mario Carmina.