in servizio alla Mobile di Catania, l'uomo fermato dai carabinieri della compagnia di Agrigento per l'omicidio del figlio ventiquattrenne Vincenzo Gabriele a Raffadali. L'uomo ha già confessato il delitto. Secondo una prima ricostruzione, padre e figlio avrebbero avuto in piazza Progresso, a Raffadali, un'accesa discussione al culmine della quale il poliziotto avrebbe estratto la pistola d'ordinanza sparando diversi colpi contro il 24enne, uccidendolo. Poi, l'assistente capo coordinatore si è spostato su una panchina, dove si è seduto in attesa di un pullman di linea e dove è stato trovato e bloccato dai carabinieri. La tragedia si inquadra in un contesto di forti dissidi familiari anche di natura economica. Stando alla ricostruzione dei fatti l'agente avrebbe esploso almeno 15 colpi di pistola.
"I recenti episodi di tragica ed inaudita violenza avvenuti in questi giorni in provincia di Agrigento hanno evidenziato malesseri profondi all'interno della società e delle famiglie, acuiti dal grave isolamento provocato dalla pandemia e non adeguatamente contenuti da un sistema socio- sanitario-assistenziale non sempre pronto ad erogare idonei servizi alla collettività". Lo ha detto il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio. Il riferimento è anche alla strage di Licata del 26 gennaio scorso quando un uomo ha ucciso il fratello, la cognata e i loro due figli, di 15 e 11 anni, e poi si è suicidato." Troppo spesso quelli che vengono definiti 'gesti di follia' - ha aggiunto il magistrato che coordina le indagini dei carabinieri - sono il portato di conflitti sociali e familiari che il 'sistema', inteso in senso ampio e non escluso quello giudiziario, non è stato in grado di adeguatamente e legittimamente arginare e contenere".