Lillo Saito, da parte di Angelo Incardona, protagonista, in negativo, di due sparatorie, avvenute ieri pomeriggio a Palma di Montechiaro, in pieno centro. Per motivi ancora tutti da chiarire, l'assassino, dapprima si è recato a casa dei propri genitori, di 65 e 60 anni, verso i quali ha esploso almeno 4 colpi di pistola. I due, miracolosamente, sono sfuggiti alla morte, feriti soltanto di striscia e adesso ricoverati presso l'ospedale di Licata, fuori pericolo. Subito dopo, si è spostato velocemente in piazza Provenzani dove ha freddato la sua vittima, Lillo Saito, di 65 anni, socio della “Gelati Gattopardo”. Saito è stato raggiunto almeno da altri 10 colpi di pistola, mentre era all'interno della sua autovettura.
Per lui non c'è stato scampo essendo stato colpito varie volte al viso e alla testa. Dopo il raid omicida, Incardona è tornato a casa ed ha raccontato tutto alla moglie, che lo ha convinto a costituirsi. Insieme, si sono recati in Caserma dove l'assassino ha confessato e si è messo a disposizione dell'autorità inquirente. La salma di Saito, invece, è stata trasportata presso la camera mortuaria dell’ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento dove, nelle prossime ore, sarà eseguita l'autopsia. Almeno 15, quindi, i proiettili sparati in totale dal killer. Il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio e il sostituto Maria Barbara Cifalino’ stanno cercando di riannodare le fila di quello che sembra un vero e proprio rompicapo.
Qual è, infatti, il collegamento tra il tentato duplice omicidio dei propri genitori e quello, portato a termine di Saito? E perché la mira tanto precisa nei riguardi di Saito ha fatto, invece, cilecca nei riguardi dei genitori? E' stato un caso? Sono stati miracolati? E' stato un diversivo oppure, dinanzi ai genitori, ha avuto un ripensamento e pentimento? Stando al racconto delle mogli di Incardona e di Saito, ascoltate dai magistrati nella notte, i due non si conoscevano né sono a conoscenza di legami, di nessun tipo, tra le due famiglie. Angelo Incardona, che era già noto alle forze dell’ordine per tentato omicidio, porto abusivo e detenzione di armi, dopo essersi costituito, avrebbe fatto riferimento a vecchie storie di mafia, avrebbe parlato, ossia, di una faida legata a dinamiche interne ai cosiddetti “paracchi” di Palma di Montechiaro, un’organizzazione criminale paramafiosa, ancora attiva a Palma e Favara. Il suo racconto è tutto da chiarire e verificare, posto che anche l'assassino sarebbe apparso in stato confusionale. Ovviamente, nel caso in cui dovesse essere confermata la matrice mafiosa dell’agguato, l’inchiesta dovrebbe passare di mano alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Dopo l'interrogatorio durante il quale il killer avrebbe risposto a tutte le domande, è stato trasferito al carcere di Agrigento.
Una lunga scia di sangue ha colpito, dunque, la provincia di Agrigento con tre episodi nel giro di 18 giorni: prima la mattanza di Licata con 5 morti, poi la tragedia di Raffadali, adesso quella di Palma di Montechiaro. Nessun legame, è chiaro, tra le tre tragedie, ma la medesima domanda che riecheggia in tutte le comunità: cosa sta succedendo?