eseguita all’alba di ieri dai carabinieri della Compagnia di Alcamo e culminata con l’arresto di quattro persone e l’applicazione di misure cautelari nei confronti di altre dieci (per tre non è stata accolta). Per il 31enne pompiere agrigentino la Procura di Trapani aveva chiesto l’obbligo di dimora nel comune di residenza ma la misura cautelare è stata rigettata dal gip in quanto “non è stata raggiunta la soglia di gravità indiziaria necessaria per l’applicazione del provvedimento cautelare richiesto.” L’intera inchiesta ruota attorno alla figura di Giuseppe Pipitone, direttore ginnico sportivo dei Vigili del Fuoco, attualmente in servizio presso il Comando del Corpo di Catania. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato lui a creare un vero e proprio “sistema” in grado di alterare dietro la corresponsione di denaro e con la complicità di ulteriori soggetti per lo più sindacalisti, la regolarità di alcuni concorsi pubblici. Quelli finiti nel mirino della Procura di Trapani, in particolare, sono quello per titoli ed esami, a 250 posti nella qualifica di vigile del fuoco nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco; quello del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile; del concorso pubblico a 1148 posti nella qualifica di Agente della Polizia di Stato e, infine, del concorso pubblico a 197 posti nella qualifica di Agente della Polizia Penitenziaria. L’attività investigativa, avviata nel 2017, ha registrato una accelerazione a maggio 2019 con la perquisizione domiciliare a carico di Pipitone e il rinvenimento, all’interno del garage, nascosta sotto alcune uniformi, di una busta gialla con all’interno denaro contante per circa 7200 euro, nonché un foglio di carta denominato “Elenco discenti (Pipitone)”, costituente una sorta di promemoria, con accanto a ciascun nominativo gli importi di denaro versati dagli stessi. Tra i nominativi che compaiono nel foglio (risultati poi tutti idonei all’ingresso nella fila del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco) anche quello del Vigile del Fuoco agrigentino ma, a differenza degli altri, senza alcuna cifra di riferimento. Ed è proprio questo uno degli elementi alla base della decisione del giudice di rigettare l’applicazione della richiesta di misura cautelare nei confronti del pompiere. Per la Procura di Trapani tra Pipitone e il Vigile del Fuoco agrigentino ci sarebbe stato un accordo (o una promessa) di interessamento alla luce anche di alcune attività di intercettazione. Per il giudice, che non ha accolto la richiesta degli inquirenti, “non risulta essere stata pagata alcuna somma dal candidato né essere stata effettuata alcuna promessa di pagamento”.