nell'ambito dell'inchiesta sui presunti dati falsi covid che sarebbero stati comunicati al Ministero, guidato dal ministro Roberto Speranza. Come si ricorderà, quando venne ufficializzata la notizia dell'inchiesta, Razza aveva preferito dimettersi. Per qualche mese, l'assessorato regionale alla salute era stato diretto, ad interim, dal governatore Nello Musumeci, per poi richiamare nuovamente Razza in Giunta. Oltre a Razza, a processo vanno l'ex dirigente del dipartimento per l'osservatorio epidemiologico Maria Letizia Di Liberti e il direttore dello stesso Dasoe Mario Palermo.
L’attuale assessore regionale alla Salute ha deciso di saltare l’udienza preliminare dell'inchiesta che lo vede imputato con l’accusa di falso. Razza, Di Liberti e Palermo si sono avvalsi del rito immediato, che consente di andare direttamente a giudizio. Saranno così processati, con prima udienza il 10 novembre, davanti alla terza sezione del tribunale, con rito ordinario. Restano in udienza preliminare gli altri tre imputati: si tratta di Salvatore Cusimano, dipendente regionale, Emilio Madonia, impiegato di una società privata e Roberto Gambino, dipendente dell’Asp di Palermo.
Nell’inchiesta, come si ricorderà, si ipotizza che Razza e gli altri, nelle ultime settimane del 2020, avrebbero indotto in errore il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità, che classificarono la Sicilia non a rischio elevato, evitandole la zona rossa e le conseguenti restrizioni economiche e sociali. Ieri la giunta regionale, di cui Razza, tra l'altro, fa parte, ha deliberato la costituzione di parte civile nel processo. Una vicenda piuttosto delicata ed intricata, che, calendario alla mano, andrà a coincidere, nei fatti, con la prossima campagna elettorale in vista delle elezioni regionali. Il candidato alla presidenza Cateno De Luca ha già chiesto a Razza di dimettersi nuovamente.