GDO di Castelvetrano, colosso della grande distribuzione che era stato confiscato anni fa a Giuseppe Grigoli, considerato il braccio economico del boss latitante Matteo Messina Denaro. Il fatto non sussiste per i giudici di Marsala. Si tratta di un'inchiesta che aveva fatto scalpare in quanto gli imputati erano stati tutti accusati di aver provocato, più o meno deliberamente, il fallimento della società gestita in nome dell’antimafia. Assoluzioni, quindi, per Nicola Ribolla, Stefano Buscemi e Antonello Cirino (ex componenti del Cda della società), Daniele Santoro e Valerio Rizzo (ex collegio dei sindaci) e Giorgio Nicitra (ex direttore generale). I reati a loro contestati erano false comunicazioni sociali, bancarotta fraudolenta aggravata dalla commissione di più fatti e danno patrimoniale causato. In poche parole, erano accusati di mala gestione sulla base di una perizia. Sono stati i periti nominati del giudice a far emergere la correttezza dell’operato degli imputati. La vicenda giudiziaria, come si ricorderà, esplose quasi in contemporanea con quella che travolse all'epoca Silvana Saguto, controverso ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo. Giuseppe Grigoli, con il supporto della mafia e di Matteo Messina Denaro, aveva avuto una scalata imprenditoriale impressionante: gestiva un’ottantina di supermercati. Poi arrivarono l’arresto, la condanna e la confisca di un impero stimato in 700 milioni di euro, tra supermercati, terreni, fabbricati, conti bancari e ville.
Il processo contro gli ex amministratori giudiziari, invece, era nato dalla denuncia presentata nel 2015 alla Procura di Marsala da 56 ex dipendenti della GDO, poi ammessi come parte civile al processo assieme alla curatela fallimentare. Secondo la loro accusa furono i sette anni di amministrazione giudiziaria a provocare il fallimento del gruppo. Per il giudice non è stato così: tutti assolti. Il processo continuerà poiché gli ex dipendenti hanno già preannunciato ricorso in Appello.