approfondimenti. Lo afferma al nostro telegiornale la testimone di giustizia Piera Aiello, cognata di Rita Atria, di cui, proprio qualche giorno fa, si sono commemorati i 30 anni dalla scomparsa.
La giovane di Partanna, dopo la morte per mano mafiosa del padre e del fratello, aveva deciso, autonomamente, di collaborare con la giustizia, seguendo l'esempio proprio di Piera Aiello che, per anni, ha vissuto in una località segreta, rinunciando anche alla possibilità di mostrare il proprio volto. Rita Atria, dopo le sue denunce, ha vissuto un drammatico isolamento: rifiutata dalla sua comunità, rifiutata dalla madre e dalla sorella, abbandonata dal fidanzato. Gli unici suoi punti di riferimento erano diventati la cognata e il giudice Paolo Borsellino. Le rivelazioni di Rita e di sua cognata Piera permisero l'arresto di svariati appartenenti alle cosche mafiose di Partanna, Sciacca e Marsala. Per questo fu costretta a trasferirsi a Roma, in località segreta e sotto falso nome, e a vivere una vita completamente isolata. La morte di Paolo Borsellino, nella strage di Via D’Amelio, segnò definitivamente la sua vita.
L'intervista integrale a Piera Aiello andrà in onda dopo le edizioni giornaliere del nostro telegiornale nell'ambito di uno Speciale RMK Notizie.