E sono 104 i migranti che, con 3 diversi barchini, sono giunti fra la scorsa notte e l'alba, a Lampedusa. Tutti sono stati portati all'hotspot dove, al momento, ci sono 748 persone a fronte di 350 posti disponibili. Sul primo barchino, intercettato a 6 miglia da Capo Ponente, c'erano 13 migranti, fra cui 5 donne, tutti, hanno detto, in fuga dalla Guinea. Sul secondo, bloccato dalla Guardia costiera, c'erano invece 36 (fra cui 2 donne e 3 minori) siriani, marocchini ed egiziani; mentre sul terzo, intercettato a 23 miglia dalla costa, c'erano 55 bengalesi, marocchini, egiziani e sudanesi. Ieri, con quattro diversi natanti, erano giunti sull'isola in 115.
(uno ad Agrigento, l'altro a Gorizia) con l’accusa di concorso in associazione per delinquere finalizzata alla commissione di tortura, sequestro di persona a scopo di estorsione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Sarebbero gli aguzzini che hanno tenuto prigionieri e torturato in Libia alcuni connazionali affinché pagassero, o saldassero, le somme pattuite all'inizio del viaggio dal Bangladesh. All'hotspot di Lampedusa i due erano arrivati a fine settembre. Erano su un barcone differente rispetto a quello dove erano stati imbarcati i connazionali che, secondo le indagini, in un campo di detenzione a Zuwara in Libia, erano stati tenuti prigionieri e torturati affinché pagassero 10 mila euro. I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento sono arrivati all'identificazione dei due dopo aver sentito alcuni bengalesi che, nonostante il timore perché all'hotspot si erano ritrovati davanti agli occhi i loro torturatori, hanno raccontato quanto avevano vissuto. Dall'inchiesta, coordinata dalla Dda di Palermo, è emerso che chi saldava prima della partenza dalla Libia aveva un buon trattamento nel campo di detenzione: vi restava per pochissimo tempo, aveva assistenza sanitaria se necessaria e perfino un ventilatore.
Un episodio che rivela come stiano cambiando i flussi migratori a Lampedusa, dove sono aumentati gli sbarchi di bengalesi. E intanto si registrano ancora morti sulla rotta migratoria che attraversa il Canale di Sicilia. Tre corpi sono stati recuperati ieri in zona ricerca e soccorso italiana, 40 miglia a sud-ovest di Trapani. Un uomo è stato tratto in salvo in mare. In corso ricerche di eventuali dispersi di quello che si prospetta come un altro naufragio di un'imbarcazione partita probabilmente dalle coste tunisine. Nel 2022 si contano circa già 1.400 morti e dispersi nel Mediterraneo, l'84% proprio nel Mediterraneo centrale. E' stato un mercantile lunedì ad avvistare e trarre in salvo un migrante in mare, recuperando nello stesso tempo anche un corpo privo di vita. Dalla nave è partita una segnalazione alla Centrale operativa della Guardia costiera di Roma, che ha fatto scattare nell'area le attività di ricerca. Sul posto sono state inviate dalla Guardia Costiera di Palermo, che ha coordinato le operazioni, motovedette da Mazara del Vallo e Trapani, mezzi aerei, tra cui il velivolo 'Manta' della Guardia Costiera ed elicotteri della Guardia di Finanza e dell'Aeronautica Militare nonché un'unità mercantile in transito nell'area. Una volta in zona, le motovedette hanno recuperato altri due corpi privi di vita mentre prosegue tuttora l'attività di ricerca di ulteriori dispersi.