ieri, i Carabinieri del Reparto Operativo Provinciale di Trapani, hanno eseguito ben dodici perquisizioni ai danni di soggetti che, in passato, sono stati già raggiunti da provvedimenti giudiziari per la loro appartenenza a Cosa Nostra. Nel dettaglio, sono state monitorate case, aziende ed uffici di persone ritenute ancora vicine alle famiglie mafiose della Valle del Belice. I destinatari delle perquisizioni sono tutti residenti a Mazara del Vallo e nel Belice, tra Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna. L'area che viene tuttora monitorata è quella circoscritta tra Castelvetrano, Partanna, Salemi e Vita, al confine tra le province di Trapani e quella di Agrigento. Oltre a cercare indizi utili che possano portare alla cattura del boss latitante, le forze dell'ordine cercavano anche delle armi, evidentemente considerate nella disponibilità delle famiglie mafiose della zona. Non sarebbe esclusa la presenza, da qualche parte, di una sorta di deposito di armi e munizioni a disposizione del boss. Si attendono adesso i risultati e le conseguenze investigative delle perquisizioni operate ieri. Per esempio, anche nell'ultima operazione antimafia denominata “Hesperia”, di settembre, ci sono stati sequestri e perquisizioni operate ai danni di soggetti non indagati in quella operazione. “Hesperia” ha determinato provvedimenti della DDA di Palermo a carico di ben 70 persone, 35 delle quali sono state arrestate.
Secondo le ultime ricostruzioni, il castelvetranese Matteo Messina Denaro, uno dei mandanti delle stragi di mafia degli anni '90, sarebbe ancora vivo, ma malato e, si dice, preferirebbe farsi arrestare anziché continuare la latitanza e nascondersi. E' chiaro che, anche in questo caso, tornerebbe in auge lo spettro della Trattativa: Messina Denaro, insomma, non avrebbe nessuna voglia di consegnarsi in modo incondizionato, ma vorrebbe / potrebbe trattare la propria resa dopo 29 anni di invisibilità.