capitolo giudiziario della maxi inchiesta “Xidy”, operazione che avrebbe scompaginato i nuovi assetti mafiosi della provincia di Agrigento, in particolar modo il mandamento di Canicattì e la riorganizzazione della Stidda. L’inchiesta è stata coordinata dai pm della Dda di Palermo, Claudio Camilleri, Gianluca De Leo e Francesca Dessì.
Il gup del tribunale di Palermo, Paolo Magro, ha inflitto le pene più alte ai personaggi ritenuti al vertice del mandamento: il vertice di questa cupola Giancarlo Buggea (20 anni); Luigi Boncori (20 anni), ritenuto il capomafia di Ravanusa; Lillo Di Caro (20 anni), presunto vertice della mafia di Canicattì; Giuseppe Sicilia (18 anni e 8 mesi), ritenuto capomafia di Favara; Gregorio Lombardo (17 anni e 4 mesi), di Favara. Tra i condannati anche Simone Castello (12 anni), ex “postino” del boss corleonese Bernardo Provenzano e, soprattutto, l'ex avvocato Angela Porcello, radiata dall'ordine ed ex compagna di Buggea: per lei 15 anni e 4 mesi, nonostante da tempo abbia tentato, inutilmente, di avviare un percorso di collaborazione con la giustizia. Stralciata la posizione del boss Matteo Messina Denaro, anche lui destinatario di provvedimento di fermo, ma tuttora latitante. Tra i condannati anche l'avvocato Annalisa Lentini, per lei 1 anno e 8 mesi per falso e procurata inosservanza della pena; il poliziotto Giuseppe D'Andrea, per lui 3 anni e 4 mesi; Giuseppe Grassadonia (8 mesi); Giuseppe Giuliana (8 anni e 8 mesi); Calogero Paceco (8 anni); Gaetano Lombardo (3 anni e 4 mesi) e Diego Emanuele Cigna (10 anni e 6 mesi). Assolti Giuseppe Pirrera, Giovanni Nobile, Antonino Oliveri, Luigi Carmina, Gianfranco Gaetani. Nove, invece, gli imputati che seguono il rito ordinario e che sono attualmente a processo davanti i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento: il boss Giuseppe Falsone, tuttora al 41 bis; Antonino Chiazza, Pietro Fazio, Santo Gioacchino Rinallo, Antonio Gallea, Filippo Pitruzzella, Calogero Lo Giudice, Calogero Valenti, tutti di Canicattì, e Stefano Saccomando, di Palma di Montechiaro. E' chiaro che queste pesanti condanne riscriveranno, per forza di cose, le gerarchie della mafia e dei mandamenti in provincia di Agrigento, mentre la Stidda appare oggi abbastanza decapitata.
Molti dei boss storici sono in carcere oppure defunti, altri, invece, sono stati scarcerati da poco per fine pena. “Xidy”, dunque, per le sue valenze e conseguenze, si sta dimostrando un'operazione molto importante ai fini della lotta alla mafia.