Lo ha disposto il Tribunale della Libertà di Palermo, presieduto dal giudice Simona Di Maida, che ha rigettato la richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa. Il Riesame conferma così (annullando solo la parte relativa alla ricettazione per la quale non era stata chiesta alcuna misura) la decisione del gip del tribunale di Agrigento Micaela Raimondo. L’avvocato Santo Lucia, difensore dell’indagato, era tornato a chiedere gli arresti domiciliari con obbligo di braccialetto alla luce “della confessione e dell’atteggiamento di piena collaborazione”. Vetro, 47 anni, incensurato, collaboratore scolastico a Caltanissetta, è accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione, porto illegale di arma e ricettazione. Lo scorso 29 novembre si è presentato nell'ambulatorio del medico di Favara e ha ucciso lo specialista con un solo colpo di pistola nella sala d’attesa. L’arma utilizzata è risultata rubata in provincia di Catania quasi quarant’anni fa. Poi la fuga, l’arresto in una casa di campagna e la confessione: “Mi sentivo preso in giro”. Secondo la ricostruzione di Vetro, ritenuta non del tutto genuina dal procuratore Salvatore Vella e dal sostituto Elenia Manno, alla base del delitto ci sarebbe il mancato rilascio di un certificato medico utile per il rinnovo della patente. Nei giorni scorsi il medico legale Alberto Alongi ha eseguito l’autopsia sul cadavere del cardiologo Alaimo confermando un solo colpo di pistola, esploso alle spalle, che ha perforato polmone e aorta. I familiari della vittima, individuate come persone offese, sono rappresentate dall’avvocato Giuseppe Barba.