E in ogni caso, alla domanda di un carabiniere su chi fosse lui ha risposto: "Mi chiamo Matteo Messina Denaro". E comunque da almeno tre giorni le forze dell'ordine sapevano che quello non si chiamava certo Andrea Bonafede, come indicato nella sua carta d'identità. No, quel tizio era senza ombra di dubbio il superboss. L'arresto è scattato questa mattina nella clinica privata "Maddalena", nel centro di Palermo. È stato qui che i carabinieri del Ros hanno assicurato alla giustizia Matteo Messina Denaro. O Messina Denaro Matteo, come ripetutamente riportato nelle centinaia di migliaia di pagine di verbali e di istruttorie che si sono accatastati nelle procure nel corso del tempo. Sono così terminati i trent'anni di latitanza di colui che è stato considerato il nuovo capo dei capi. Trent'anni, gli stessi che sono trascorsi dalla cattura di Totò Riina, nella più simbolica delle coincidenze, e a quasi 17 da quella di Bernardo Provenzano. Adesso il boss si trova in un carcere di massima sicurezza.
Un anno fa il superboss era stato operato di tumore, e da allora si stava sottoponendo a terapie chemioterapiche in regime di day hospital. Dopo il blitz nella clinica, l'ormai ex superlatitante è stato trasferito prima nella caserma San Lorenzo, poi all'aeroporto di Boccadifalco per essere portato in una struttura carceraria di massima sicurezza. La stessa cosa accadde al boss Totò Riina, arrestato il 15 gennaio di 30 anni fa. Insieme a Matteo Messina è stato arrestato anche Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara (Tp), accusato di favoreggiamento. Si è parlato nuovamente di lui proprio recentemente, nell'ambito di una delle innumerevoli indagini antimafia che, smantellando le straordinarie reti di protezione costruite in trent'anni di latitanza, puntavano naturalmente ad assicurare finalmente alla giustizia Sarebbe stato proprio Luppino ad accompagnare il boss alla clinica per le terapie. L'inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Tp) è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.
L'arresto è scattato tra gli altri ignari pazienti della clinica e loro parenti. Che capendo cosa stava succedendo hanno applaudito e incoraggiato i carabinieri del Ros. L' arresto di Matteo Messina Denaro in una clinica oncologica è coerente con risultati investigativi, anche molto datati che lo indicavano affetto da serie patologie. Tracce del boss superlatitante risalenti al gennaio del 1994, lo collocavano infatti in Spagna, a Barcellona, dove si sarebbe sottoposto, presso una nota clinica oftalmica, ad un intervento chirurgico alla retina. Ma non solo: avrebbe accusato - sempre secondo risultanze investigative di alcuni anni fa- una insufficienza renale cronica, per la quale avrebbe dovuto ricorrere a dialisi. Per non rischiare l'arresto durante gli spostamenti per le cure ed i trattamenti clinici, il boss avrebbe installato nel suo rifugio le apparecchiature per la dialisi. Una importante conferma sulle patologie accusate dal superlatitante giunse nel novembre scorso dal pentito Salvatore Baiardo, che all'inizio degli anni '90 gestì la latitanza dei fratelli Graviano a Milano. In un'intervista televisiva, su La7 a Massimo Giletti il pentito rivelò che Matteo Messina Denaro era gravemente malato e che proprio per questo meditava di costituirsi.
"Questo è il risultato di anni di indagini di questo ufficio e delle forze di polizia che hanno prosciugato la rete dei favoreggiatori del boss Messina Denaro". Lo ha detto il procuratore aggiunto Paolo Guido che, insieme al procuratore Maurizio de Lucia, ha coordinato l'indagine per la cattura del capomafia di Castelvetrano. "Questo - ha aggiunto Guido - è anche il frutto di un difficile e complesso lavoro di coordinamento tra le forze di polizia che in questo momento devono essere tutte ringraziate".
"Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia": così lapresidente del Consiglio Giorgia Meloni commenta la notizia dell'arresto di Matteo Messina Denaro. "All'indomani dell'anniversario dell'arresto di Totò Riina, un altro capo della criminalità organizzata viene assicurato alla giustizia.
"Grandissima soddisfazione per un risultato storico nella lotta alla mafia". Così il ministro dell'interno Matteo Piantedosi appena appresa la notizia dell'arresto di Matteo Messina Denaro al suo arrivo ad Ankara per incontrare il suo omologo turco. "Complimenti - ha aggiunto - alla Procura della Repubblica di Palermo e all'Arma dei Carabinieri che hanno assicurato alla giustizia un pericolosissimo latitante. Una giornata straordinaria per lo Stato e per tutti coloro che da sempre combattono contro le mafie".