a circa 5 chilometri da Castelvetrano. Questo è l'ultimo covo dove ha vissuto il boss Matteo Messina Denaro prima della sua storica cattura avvenuta ieri mattina a Palermo. I Carabinieri del ROS e il procuratore aggiunto Paolo Guido in persona hanno setacciato l'abitazione e l'intero edificio per tutta la notte alla ricerca di documenti e prove che possano fornire indicazioni sui trent'anni di latitanza di Diabolik, così si faceva chiamare, e sui vari fatti di mafia che hanno insanguinato buona parte della Sicilia. D'altronde se l'autista di Messina Denaro arrestato ieri, Giovanni Luppino, aveva residenza a Campobello di Mazara, l'ex latitante non poteva essere molto distante. Nell'abitazione abitava da solo, aiutato evidentemente da alcuni faccendieri. Il covo è stato setacciato in lungo e in largo, anche con l'utilizzo di ruspe. Ad emergere due aspetti che gli inquirenti avevano sempre ipotizzato negli anni: un boss amante del lusso e della bella vita, ed un capo non troppo lontano dalla sua sfera di influenza e dal suo territorio di origine.
All'interno del covo niente armi, ma profumi di marca, arredamento ricercato e abiti raffinati. Del resto, al momento dell'arresto, Matteo Messina Denaro indossava un orologio Jack Miller da 35 mila euro e un montone griffato da circa 10 mila euro. C'è chi ipotizza, dunque, un boss che avesse tuttora una enorme disponibilità economica, ma non un grande potere se è vero com'è vero che, nell'ultimo anno e anche ieri, faceva la fila all'accettazione del CUP di una clinica sanitaria come tutti i comuni mortali. Andrea Bonafede, l'identità sotto la quale si nascondeva, nell'ultimo anno e mezzo era stato operato due volte per un tumore ed aveva già affrontato 22 cicli di chemioterapia, 12 nel 2021 e 10 nel 2022. Il medico curante di Campobello di Mazara e la prima cartella clinica uscita dall'ospedale di Castelvetrano. Durante i vari day hospital coloro che subivano i trattamenti chemioterapici insieme a lui lo descrivono come persona elegante, gentile, solita utilizzare un telefono cellulare e portare ogni tanto a dottori e infermieri dell'olio nuovo come regalo. Il patrimonio di Matteo Messina Denaro è stimato in oltre 4 miliardi di euro, parte dei quali dovrebbero essere provenienti dal tesoro di Totò Riina, quello che il vecchio boss corleonese affidò al giovane rampollo mafioso una volta che capì di essere prossimo alla cattura.
Da quanto si apprende, dopo la cattura, l'ex latitante è stato caricato su un elicottero militare, trasferito in fretta e furia da Boccadifalco verso, a quanto pare, l'aeroporto di Pescara per essere trasferito probabilmente nel carcere di massima sicurezza dell'Aquila, città che possiede, tra le altre cose, un ottimo centro per cure oncologiche.