ultimo rifugio del boss Matteo Messina Denaro, i carabinieri hanno trovato anche una pistola revolver "Smith & Wesson" calibro 38 special, completa di 5 cartucce già caricate. L'arma, con matricola cancellata, è stata trovata durante una delle numerose perquisizioni effettuate in queste ore. In casa il capomafia teneva anche 20 cartucce dello stesso calibro. La pistola, consegnata al Ris per le analisi, era nascosta in un sottofondo di un mobile della cucina che è stata smontata totalmente. Dagli accertamenti tecnici gli inquirenti non escludono di potere risalire al possibile uso dell'arma per alcuni degli omicidi che sono oggetto dei capi d'imputazione contestati al boss.
Gli accertamenti ovviamente continuano. Compresi quelli per cercare di ricostruire lo stesso profilo psicologico del boss. Tra gli ultimi documenti analizzati c'è anche la firma che Matteo Messina Denaro ha apposto sul verbale redatto dai carabinieri del Ros poco dopo la sua cattura. Firma affidata all'esame di un esperto grafologo. Il quale nel suo rapporto ha ipotizzato, sulla base di parametri scientifici, dall'intensità della pressione della penna sul foglio alle traiettorie dell'inchiostro, che il boss, forse a causa della stessa cattura, appariva "disorientato e stressato, per certi versi pure depresso, ma capace del colpo d’ala per rivendicare comunque il suo ruolo e la sua personalità". La foto della firma di Messina Denaro sul verbale è stata pubblicata ieri dal Giornale di Sicilia. A tracciare il profilo del superboss è stato Francesco Matranga, ex vice questore della polizia scientifica, oggi consulente tecnico e perito del Tribunale di Roma e della Direzione distrettuale Antimafia, criminalista nonché presidente dell’Accademia di Scienze grafologiche: nel 2021 ha anche tenuto un corso di analisi e comparazione della grafia ai Ris, il Reparto di investigazioni scientifiche, dei Carabinieri di Roma, Cagliari e Parma.
Intanto anche ieri Matteo Messina Denaro ha rinunciato ad essere presente nella saletta del carcere di massima sicurezza de L'Aquila riservata ai detenuti chiamati a partecipare in videoconferenza ai processi in cui sono imputati, in uno dei procedimenti che lo vedono imputato di associazione mafiosa. Era stato citato all'udienza preliminare del procedimento "Xydi", che ha visto coinvolti padrini e gregari della mafia agrigentina fra cui l'avvocata Angela Porcello e il compagno Giancarlo Buggea. E mentre continuano gli appelli di ex sodali o pentiti a Messina Denaro affinché decida di collaborare con la giustizia, svelando tutti i segreti anche in considerazione della stessa malattia che lo affligge, continua il dibattito sulla natura di questo arresto, e sulla presunta sua volontà di farsi catturare. Una tesi che vede lo stesso senatore Roberto Scarpinato, storica figura della magistratura antimafia palermitana oggi diventato parlamentare del Movimento 5 Stelle e sostenere che il boss avrebbe obbedito all'ordine di farsi prendere, avendo goduto di protezioni inconfessabili ai più alti livelli dello Stato. Sullo sfondo di questa opinione del senatore (originario della città di Sciacca) rimane l'idea della trattativa tra le istituzioni e Cosa nostra, quella che a livello processuale ha visto (in appello) l'assoluzione degli imputati che rappresentavano le istituzioni.
E mentre a Palermo c'è chi scherza, affiggendo manifesti che indicano delle fantomatiche "primarie" dentro la mafia per scegliere il successore di Messina Denaro a capo della mafia, oggi è il caso di ricordare due delle innumerevoli vittime della mafia, che l'hanno combattuta e da 2 osservatori diversi. Ieri ricorrevano i 40 anni dell'omicidio del magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto, ucciso dalle cosche trapanesi per provare a fermare le sue indagini sul traffico di stupefacenti. Oggi invece è stato commemorato Mario Francese, cronista del Giornale di Sicilia assassinato il 26 gennaio 1979 perché con le sue inchieste aveva denunciato le speculazioni mafiose attorno ai miliardi necessari per la costruzione della diga Garcia, opera che da qualche anno è stata intitolata proprio alla memoria del giornalista assassinato 44 anni fa.