cioè a terra nel senso non di bucate. Sull’asfalto. E non si muove per le commemorazioni di sta minchia”: così il boss Matteo Messina Denaro, il 23 maggio, giorno delle commemorazioni della strage mafiosa costata la vita del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta esprimeva in una chat con alcune pazienti conosciute durante la terapia oncologica, il suo fastidio perché, a causa delle celebrazioni, era rimasto bloccato nel traffico. Un tono sprezzante, volgare non certo per il ricorso al termine siciliano più famosa al mondo ma per l'incarnazione dell'antistato all'interno delle parole. Nella stessa chat la foto che dimostra come si trovasse in coda sull'autostrada nei pressi del punto della drammatica esplosione tra Capaci ed Isola delle Femmine.
Il testo delle conversazioni del boss era stato anticipato al Corriere della Sera dalla trasmissione di Massimo Giletti "Non è l'Arena" che ieri sera su La7 ha fatto ascoltare diverse chat vocali inviate dal capomafia a due amiche. Messina Denaro, che non avrebbe rivelato alle donne la sua identità, raccontava loro della sua malattia e si confidava, parlando anche del desiderio della mamma alla sua morte di una banda al suo funerale che intonasse la celebre marcia di Radetzky.
"L'audio con le imprecazioni del boss Messina Denaro, irritato perché le commemorazioni della strage di Capaci lo bloccano nel traffico, conferma la vera e profonda natura dell'uomo che finora i media hanno dipinto più come latin lover di provincia che per quello che è: un criminale senza scrupoli, sanguinario e ben lontano da qualunque ravvedimento e rassegnazione". Lo ha detto Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso a Capaci dalla mafia. "Invito chiunque abbia un dubbio sul 41 bis ad ascoltare le parole di questo mafioso stragista colpevole di decine di omicidi", ha aggiunto. "Sentire che le cerimonie per ricordare mio fratello lo abbiano infastidito conferma il valore delle iniziative che da 30 anni portiamo avanti per tenere viva la memoria di chi per combattere la mafia è morto", ha infine concluso Maria Falcone.
E mentre è morto per le complicazioni della sua malattia Francesco Geraci, l’ex collaboratore di giustizia amico d'infanzia di Matteo Messina Denaro, il dibattito attorno all'arresto del boss dello scorso 16 gennaio prosegue, e con esso anche la dietrologia. Che non proviene solo da parte di comuni cittadini, ma anche da ex magistrati oggi parlamentari. Sembra essersi rivolto soprattutto a loro il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia, intervenendo ad un incontro organizzato dall'istituto scolastico "Gonzaga" di Palermo: "C'è gente - ha detto - che non fa indagini da dieci anni e viene a dirci come si fanno". “Questo è un paese strano: un minuto dopo l’arresto già c’erano i murmurrii (le voci, ndr). Non c’è stato neanche il tempo di festeggiare quello che è un successo per lo Stato che già erano iniziate le dietrologie", ha aggiunto.