E' quanto avrebbe riferito il boss Matteo Messina Denaro a fonti sanitarie e penitenziarie all'interno del carcere di massima sicurezza dell'Aquila dove è detenuto in regime di 41bis. Per il boss sul suo conto "vengono raccontate balle, ed è tutto frutto di fraintendimenti". Messina Denaro contrariamente ai primi giorni di reclusione ora guarda con attenzione la televisione. Non è stato certo un fraintendimento il tono sprezzante da lui utilizzato nell'audiomessaggio di whatsapp diffuso dall'agenzia Ansa in cui si lamenta di essere costretto a stare in coda sull'autostrada il 23 maggio 'per colpa' delle commemorazioni in memoria della strage di Capaci, nella quale persero la vita il giudice Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. Audiomessaggi in cui il boss, ostentando coraggio di fronte alla malattia che lo affligge, faceva sostanzialmente il 'piacione' con le altre pazienti. Una di loro al programma di La7 di Massimo Giletti ha definito Messina Denaro "un tipo assolutamente socievole e disponibile e anche un gran simpaticone. Si era presentato come Andrea Bonafede. Raccontava di avere un'azienda che si occupava di produzione e vendita di olio d'oliva, un imprenditore agricolo. Una persona che vestiva molto bene e che curava la sua immagine, una immagine ricercata". La donna, che ha visto il boss tra la metà e la fine del 2021, ha anche raccontato di essere andata in un ristorante a Mondello con Matteo Messina Denaro e spiegato che era "sereno e tranquillo".
Si è svolta ieri intanto la seconda seduta di chemioterapia nell’ambulatorio del carcere di massima sicurezza dell’Aquila, realizzato in una stanza di fronte alla cella dove è al 41 bis. La terapia per la cura del tumore è durata circa 4 ore. Secondo quanto si è appreso, il boss mafioso è un buone condizioni: l’equipe di oncologi dell’ospedale dell’Aquila nelle prossime ore terrà sotto stretto controllo l’ex super latitante per verificare effetti collaterali. Ad assistere ieri mattina il boss una infermiera, un oncologo e un anestesista, e da personale della struttura penitenziaria.
Ha rinunciato al ricorso contro la custodia cautelare in carcere davanti al tribunale del Riesame Giovanni Luppino, arrestato insieme al boss Messina Denaro il 16 gennaio e accusato di essere l'autista del capomafia. I pm gli contestano i reati di procurata inosservanza della pena e favoreggiamento aggravati dall'avere agevolato la mafia. In vista dell'udienza al Riesame, la Procura aveva depositato agli atti, tra l'altro, una foto trovata nel cellulare dell'indagato che ritrae la Giulietta del capomafia parcheggiata davanti casa Luppino il 25 dicembre scorso. Una circostanza che smentisce la tesi difensiva dell'indagato che ha raccontato, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, di aver conosciuto il boss sei mesi prima col nome di Andrea Bonafede e di averlo rivisto solo la mattina dell'arresto, quando Messina Denaro, sempre sotto falso nome, si sarebbe presentato a casa sua per chiedergli un passaggio per la clinica Maddalena.