il dottor Alfonso Tumbarello, medico di base di Campobello di Mazara arrestato ieri dai carabinieri del Ros con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico, ha assicurato a Matteo Messina Denaro l’accesso alle cure del Servizio Sanitario Nazionale attraverso un percorso terapeutico durato oltre due anni, con più di un centinaio di prescrizioni sanitarie e di analisi (o richieste di ricovero) intestate falsamente ad Andrea Bonafede mentre, in realtà, a beneficiarne era il capomafia, assistito personalmente e curato dallo stesso Tumbarello. Il quale ha così garantito al padrino non solo le prestazioni necessarie per le gravi patologie di cui soffriva, ma gli ha assicurato riservatezza sulla sua reale identità, e dunque gli ha consentito di continuare a sottrarsi alla cattura e di restare a Campobello di Mazara a capo dell’associazione mafiosa. Ma sempre ieri oltre al medico è stato arrestato anche un altro Andrea Bonafede, cugino del geometra che ha prestato l'identità al boss. Questi è accusato di essersi occupato invece di ritirare le prescrizioni di farmaci ed esami clinici fatte da Tumbarello a nome del cugino, di avere consegnato al medico la documentazione sanitaria che, di volta in volta, il boss riceveva durante le cure, contribuendo così anche lui a mantenere segreta la reale identità di questo “paziente” particolare e consentendogli dunque di proseguire la latitanza.
Ieri intanto il tribunale della Libertà ha respinto l'istanza di revoca dell'ordinanza di custodia cautelare ai danni del geometra Bonafede. "Ma il mio cliente ha ceduto la sua identità a Matteo Messina Denaro per stato di necessità, perché aveva paura". Questa la tesi del suo avvocato Aurelio Passante davanti ai giudici del Riesame. E, dunque, il geometra 59enne per il quale il boss si faceva passare disponendo anche dei suoi documenti, e a nome del quale aveva perfino comprato la casa-nascondiglio di via San Vito rimane in carcere con l'accusa di associazione mafiosa e procurata inosservanza di pena aggravata. "Bonafede - ha aggiunto il suo avvocato - ha agito dietro grave minaccia, dunque, in stato di necessità". Minacce probabilmente tacite, perché Bonafede ha negato che Messina Denaro lo abbia concretamente minacciato. Il geometra sapeva benissimo chi fosse quell'uomo a cui aveva ceduto i documenti, perché si conoscevano fin da bambini. Il sostituto procuratore Piero Padova ha contestato questa difesa, ritenendo incomprensibile l'atteggiamento di Bonafede visto che non c'erano state minacce esplicite. Ma l'avvocato Passante ha anche detto che il capomafia, ormai certo di avere i giorni contati, si muoveva con una certa libertà in paese e che, sapendo di essere gravemente malato, aveva ridotto il livello di cautela sempre avuto. Argomentazioni che, secondo la procura di Palermo sono illogiche. "Se Messina Denaro era malato e sapeva di dovere morire, non si capisce di cosa Bonafede avesse paura, tanto più che questa condizione si è protratta per ben 2 anni".
“Tutte le indagini ancora in pienissimo e frenetico svolgimento sulla ricostruzione delle fasi che hanno preceduto la cattura di Messina Denaro hanno innanzitutto offerto uno spaccato dell'assordante silenzio dell'intera comunità di Campobello di Mazara che, evidentemente con diversi livelli di compiacenza omertosa, paura, o addirittura complicità, ha consentito impunemente al pericoloso stragista ricercato in tutto il mondo di affrontare almeno negli ultimi due anni cure mediche e delicatissimi interventi chirurgici in totale libertà". Lo scrive l'aggiunto Paolo Guido nella richiesta di arresto del medico di Messina Denaro. "I primi accertamenti svolti con tempestività dalla polizia giudiziaria - commenta il Pm - hanno svelato un inquietante reticolo di connivenze e complicità in diversi luoghi e in svariati ambiti professionali (a cominciare da quello medico - sanitario), reticolo sul quale sarà necessario proseguire le investigazioni che doverosamente dovranno condurre a individuare e perseguire, se sussistenti, tutte le condotte integranti possibili profili di responsabilità penale".