in corso davanti alla corte d'assise d'appello di Caltanissetta, che vede Matteo Messina Denaro imputato per le stragi di Capaci e Via D'Amelio, costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e agli agenti di scorta, l'avvocata Lorenza Guttadauro, nipote del capomafia, da lui nominata legale di fiducia, non difenderà il padrino in questo procedimento. Ha infatti rinunciato al mandato perché, secondo quanto si apprende, non avrebbe avuto il tempo di preparare l'arringa difensiva prevista proprio per domani.
Alla scorsa udienza del 18 gennaio, fissata due giorni dopo l'arresto del boss, la penalista, aveva chiesto alla corte un termine a difesa proprio per studiare gli atti del processo fino ad allora seguito da legali di ufficio. Ma gli impegni dettati dalle visite allo zio detenuto a L'Aquila e dalla partecipazione agli interrogatori ai quali è stato sottoposto non le avrebbero consentito di completare l'approfondimento di un processo molto complesso. In primo grado Messina Denaro è stato condannato all'ergastolo. Alla scorsa udienza ha scelto di non partecipare attraverso il collegamento in videoconferenza.
Intanto oggi i carabinieri del Comando Provinciale di Trapani hanno arrestato due persone per scambio elettorale politico mafioso. Si tratta di Michele Buffa, consigliere comunale di Petrosino, per il quale sono stati disposti i domiciliari, e di Marco Buffa, già coinvolto in inchieste di mafia, per cui il gip ha deciso il carcere. Il provvedimento nasce dalle indagini sulla latitanza di Matteo Messina Denaro che hanno portato, lo scorso 6 settembre, all'arresto di 35 persone indiziate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, droga, porto abusivo di armi e gioco d'azzardo aggravati dal metodo mafioso. Marco Buffa, già condannato per associazione mafiosa in via definitiva e per aver favorito la latitanza dei boss del mandamento di Mazara del Vallo, e arrestato dai carabinieri a settembre, avrebbe procurato voti al candidato al consiglio comunale di Petrosino, in cambio di soldi e dell'impegno del politico ad agevolare i clan.