Sarebbe stato questo, stando a quanto pubblicato da "La Repubblica", il contenuto della telefonata anonima ricevuta dall'avvocato Calogero Montante, nominato dalla corte d'assise d'appello di Caltanissetta difensore d'ufficio del boss arrestato il 16 gennaio scorso nel processo sulle stragi di Capaci e via D'Amelio. Avvocato che nei giorni scorsi aveva tentato di sottrarsi dall'incarico in questione (il problema si è posto dopo che la nipote legale del capomafia Lorenza Guttadauro aveva dovuto rinunciare alla difesa dello zio perché non avrebbe avuto il tempo di studiare gli incartamenti e preparare l'arringa difensiva) eccependo una propria presunta incompatibilità per essere stato, in passato, difensore d'ufficio del falso pentito Vincenzo Scarantino nel processo Borsellino Quater e nel processo d’Appello, ma anche perché il professionista ricopre la carica di vice procuratore onorario alla procura di Palermo. Montante aveva comunicato alla corte questa sua condizione. Tuttavia i magistrati hanno ritenuto insussistente l'incompatibilità invocata dall'avvocato, confermandone la nomina a difensore d'ufficio. Questione non del tutto risolta, posto che lo stesso procuratore generale di Caltanissetta Antonino Patti ha manifestato dubbi sul fatto che un processo di questa portata possa andare in discussione con un difensore d'ufficio, auspicando (e ritenendo) dunque che Messina Denaro nomini un altro difensore di fiducia al posto della nipote. Il punto è che mancano soltanto dieci giorni alle conclusioni della difesa, previste per l'udienza del prossimo 23 marzo. L'avvocato Montante aveva annunciato che, se la sua dichiarazione di incompatibilità fosse stata respinta, avrebbe comunque chiesto un nuovo termine per potersi a sua volta preparare: "Devo fare il mio dovere di avvocato, e la difesa è un diritto irrinunciabile", aveva detto.
La novità delle ultime ore è questa telefonata anonima contenente una chiarissima minaccia. L'episodio, che per il penalista sarebbe un motivo valido per non difendere Messina Denaro, è stato denunciato alla Squadra Mobile di Agrigento. Sono in corso le indagini per cercare di risalire all'autore di questa telefonata. Montante come detto aveva difeso Scarantino, elemento centrale del depistaggio attorno alla strage di via D'Amelio, diventato poi parte offesa nel processo che si è appena concluso a carico di tre poliziotti. In passato aveva accusato, falsamente, alcune persone di essere stati i mandanti delle stragi. E proprio per questo motivo erano stati indagati i tre agenti, accusati di aver costruito a tavolino le dichiarazioni del falso pentito. Proprio per questo, l’avvocato Montante, ha fatto notare che ci sarebbe stata la sua incompatibilità nell'assumere la difesa di Matteo Messina Denaro. Il processo sulle stragi, invece, continua ad essere regolarmente disertato dall'imputato Matteo Messina Denaro. Da quando è stato arrestato non si è mai presentato (eventualmente avrebbe potuto farlo solo in videoconferenza dal carcere de L'Aquila nel quale è rinchiuso). L'allungamento dei tempi di questo procedimento, per questioni più o meno procedurali, preoccupa le parti civili, che nei giorni scorsi non hanno nascosto il timore che dopo oltre 30 anni, e sulla base della grave malattia di cui è affetto Messina Denaro, tutto possa concludersi con un clamoroso nulla di fatto. E intanto continuano le indagini sui fiancheggiatori del boss, a cui si sta risalendo attraverso la decriptazione dei tantissimi pizzini ritrovati anche in casa della sorella Rosetta, arrestata nei giorni scorsi, e all'individuazione dei soldi che erano nella disponibilità dell'ex primula rossa di cosa nostra.