ovvero per il mancato rilascio di un certificato necessario per il rinnovo della patente": il pubblico ministero Elenia Manno, con questo atto di accusa, ha chiesto il rinvio a giudizio di Adriano Vetro, il bidello di 47 anni reo confesso dell’omicidio del cardiologo di 62 anni, ucciso con un colpo di pistola nel suo ambulatorio di Favara lo scorso 29 novembre. La vicenda approderà in aula per l'udienza preliminare il prossimo 4 maggio: il giudice Francesco Provenzano dovrà decidere se mandarlo a processo. Il difensore, l'avvocato Santo Lucia, non potrà chiedere il giudizio abbreviato perchè non è più previsto in presenza di un'imputazione per omicidio aggravato. A Vetro si contesta pure l'accusa di avere usato un'arma clandestina risultata rubata nel lontano 1979. L'autopsia, eseguita dal medico legale Alberto Alongi, fin da subito aveva messo i primi punti fermi. Un solo colpo di pistola, esploso alle spalle, che ha perforato polmone e aorta: è morto così il medico ucciso da un suo paziente, che si sentiva "preso in giro", come lui stesso ha confessato, dai ritardi nel rilascio di un certificato medico indispensabile per il rinnovo della patente. La difesa ha sostenuto che l'imputato soffre di problemi psichiatrici: la questione potrebbe essere ulteriormente approfondita nel corso dell'udienza preliminare. Vetro, al momento, è detenuto nella casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto dove è presente un reparto di salute mentale. Intanto i familiari della vittima, rappresentati e difesi dall'avvocato Giuseppe Barba, sono pronti a costituirsi parte civile.