possibilità di cui non tutti i cittadini sono a conoscenza. Il boss di Castelvetrano, evidentemente bene informato, aveva scelto di avvalersi di questa opportunità. E’ quanto è emerso dall’attività investigativa scaturita dalla cattura del latitante e, in particolare, dall’indagine che ha portato all’arresto del medico di Campobello di Mazara. Alfonso Tumbarello aveva sostenuto di non aver mai conosciuto la reale identità del paziente al quale aveva prescritto oltre un centinaio tra esami e farmaci e di essere convinto che erano destinati ad Andrea Bonafede, nonostante quest’ultimo non si fosse mai personalmente recato nel suo studio, sulla base delle diagnosi che gli erano state trasmesse, ma anche del fascicolo sanitario elettronico.
E’ stato però appurato che il capomafia, che ha usato i documenti del geometra Bonafede per curarsi e per accedere al servizio sanitario nazionale, aveva compilato il modulo per negare il consenso alla conoscenza del suo fascicolo sanitario. Lo ha confermato il medico Gianfranco Stallone, che ha sostituito dopo il pensionamento il collega Tumbarello, evidenziando agli inquirenti che il dossier del paziente non era consultabile proprio perché riservato.