ha chiesto la condanna a un anno e sei mesi per falso dell’ex deputata di Italia Viva Giusy Occhionero. L’ex parlamentare era accusata di aver fatto passare per suo assistente, consentendogli così di entrare nelle carceri senza permessi e di incontrare diversi capomafia, Antonello Nicosia, l’attivista radicale diventato solo in un secondo momento suo collaboratore. Il rapporto contrattuale tra i due venne formalizzato infatti in un secondo momento, quindi per mesi Nicosia venne spacciato per assistente della Occhionero.
L’uomo, arrestato per associazione mafiosa e falso, è stato condannato in abbreviato in appello a 15 anni. Dietro alle battaglie sui diritti dei detenuti, nascondeva una vera e propria attività criminale portando all’esterno i messaggi dei capomafia. In una intercettazione aveva definito Matteo Messina Denaro, allora latitante, “il nostro primo ministro”.
La ex deputata Giusy Occhionero era finita nei guai dopo che la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, indagando su Antonello Nicosia, aveva scoperto che permetteva all'ex attivista dei Radicali Italiani e sostenitore dei diritti dei detenuti di entrare con lei nelle carceri, prerogativa notoriamente attribuita ai parlamentari.
Visite durante le quali, stando ad accuse per le quali è già stato condannato (in abbreviato in appello) a 15 anni, Antonello Nicosia incontrava boss mafiosi rinchiusi al 41 bis di cui si sarebbe fatto latore di messaggi veicolati all'esterno. Adesso la sostituta procuratrice della Dda Francesca Dessì ha chiesto per la Occhionero la condanna a 18 mesi. L'accusa di cui deve rispondere è quella di falso. Per gli inquirenti l'allora onorevole spacciava Nicosia come suo collaboratore parlamentare, e questo malgrado il rapporto contrattuale tra i due sarebbe stato formalizzato solo in un secondo momento.
Il processo è stato rinviato a venerdì 5 maggio, quando il giudice pronuncerà la sentenza. Eletta nel 2017 con Liberi e Uguali, nel corso della legislatura Giusy Occhionero era passata al gruppo parlamentare di Italia Viva. È assai probabile che la vicenda giudiziaria nella quale è stata coinvolta le sia costata la ricandidatura. Ricordiamo che nei procedimenti collaterali, oltre ad Antonello Nicosia sono stati condannati in appello anche il boss Accursio Dimino, accusato di essere il nuovo capo della cosca di Sciacca, e Paolo e Luigi Ciaccio, accusati di favoreggiamento. Dimino ha avuto 18 anni e 8 mesi, i Ciaccio due anni e 8 mesi. La figura principale del procedimento però era Nicosia, descritto dai magistrati come "pienamente inserito in Cosa nostra": avrebbe progettato insieme a Dimino, danneggiamenti, estorsioni e perfino un omicidio. E, utilizzando il ruolo di collaboratore parlamentare di Giusy Occhionero, avrebbe incontrato boss detenuti, dato loro consigli affinché non collaborassero con la giustizia e riferito all'esterno i loro messaggi. Dietro alle battaglie sui diritti dei detenuti, nascondeva una vera e propria attività criminale portando all’esterno i messaggi dei capomafia. In una intercettazione aveva definito Matteo Messina Denaro, allora latitante, “il nostro primo ministro”.