la maestra arrestata ieri con l'accusa di avere coperto la latitanza di Matteo Messina Denaro. E' quanto ha appreso l'agenzia Ansa da chi sta seguendo il procedimento amministrativo relativo alla docente. Già a fine marzo l'Ufficio scolastico regionale aveva convalidato il provvedimento di sospensione cautelare successivamente esteso fino alla definizione della vicenda penale. Contestualmente è stato attivato un procedimento disciplinare volto ad accertare ogni ulteriore elemento per valutare la condotta della docente. Si complica ulteriormente dunque la vicenda della maestra elementare che per anni sarebbe stata la donna del boss e custode della sua latitanza.
E' fissato per lunedì l'interrogatorio di garanzia dell'insegnante e figlia del boss di Campobello di Mazara. Sotto accusa è finita anche la figlia, Martina Gentile, indagata per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena come la madre. Per i pm della dda di Palermo Laura Bonafede avrebbe curato la latitanza del padrino anche occupandosi del suo sostentamento quotidiano, condiviso con lui il linguaggio cifrato inventato per tutelare la riservatezza delle conversazioni e vigilato maniacalmente sulla sua sicurezza. A carico della maestra, che ha incontrato Messina Denaro al quale era sentimentalmente legata fino a due giorni prima dell'arresto, decine di lettere trovate nel covo del boss a Campobello. Messaggi d'amore, ma anche scambi di vedute sulle sorti della cosca e su affari comuni che proverebbero il rapporto strettissimo che ha legato la donna e il capomafia.
Non solo con lei però era legato il boss. Avrebbe avuto una relazione anche con un'altra donna, moglie di un altro soggetto considerato vicino a lui. Eppure la donna, che si era presentata dai carabinieri pochi giorni dopo l'arresto, ammettendo di avere avuto con Messina Denaro un rapporto aveva detto che non sapeva che si trattasse del boss rimasto latitante per trent'anni. Della amica del boss parla il gip Alfredo Montalto che ieri ha disposto l'arresto di Laura Bonafede. E nelle pagine della misura cautelare vengono fuori l'irritazione e la gelosia della maestra verso l'ultima frequentazione del capomafia.
Si apprende intanto che a Campobello di Mazara, paese dove, almeno negli ultimi anni di latitanza, ha vissuto il latitante Matteo Messina Denaro, dal 2013 il Comune è sprovvisto di videosorveglianza. Il dato è stato confermato dal comandante della polizia municipale Giuliano Panierino. Il servizio affidato sino al 2013 alla Telecom, è stato sospeso dopo che la Commissione straordinaria (presidente Esther Mammano), insediatasi dopo lo scioglimento del Comune per mafia, ha interrotto il rapporto con Telecom. I commissari avrebbero rilevato anomalie nell’affidamento del servizio.