l'operaio di 53 anni di Cattolica Eraclea accusato dell’omicidio del marmista Giuseppe Miceli, massacrato con diversi colpi alla testa all’interno della sua bottega il 6 dicembre 2015. Nello scorso mese di ottobre, la svolta nelle indagini, durate quasi due anni: decisive, in particolare, le analisi dei Carabinieri dei Ris di Messina su una scarpa ritrovata in una campagna appartenente proprio all'operaio che, a seguito di un confronto con le impronte ritrovate nel luogo dell'omicidio, non hanno lasciato alcun dubbio. Fondamentale è stata anche la collaborazione di alcuni commercianti del paese che hanno fornito le immagini registrate dalle telecamere di sicurezza dalle quali sarebbe emerso che Sciortino, prima di uccidere l’artigiano, avrebbe pedinato per quasi tre ore quella che sarebbe diventata la sua vittima poi letteralmente massacrata con corpi contundenti. I legali dell'operaio avevano chiesto che si indagasse su una versione alternativa, quella secondo la quale nel luogo del delitto ci sarebbero anche tracce organiche appartenenti a un familiare della vittima che, sempre secondo la difesa, potrebbe avere agito a causa di problemi economici. A conclusione delle indagini, Sciortino resta l'unico accusato dell'omicidio di Giuseppe Miceli. L'uomo, che dallo scorso mese di ottobre si trova in carcere, nel frattempo, ha sempre negato ogni accusa.