Messina Denaro. Con questa accusa sono finiti tra gli indagati volti noti e uomini nuovi, considerati vicini alla famiglia del latitante.
Sotto inchiesta sono finiti Biagio, Giovanni e Vito Cappadonna, Vito Circello, Santo Clemente, Andrea Craparotta, Calogero Curseri, Cosimo Cuttone Di Carlo, Matteo Filardo, Giovanni Furnari, Tommaso Geraci, Michele Giacalone, Calogero Giambalvo, Leonardo Ippolito, Antonino Italiano, Giovanni Madonia, Leonardo Masaracchio, Nicola Messina Denaro non parente del boss, Michele Pacella, Gaetano Pavia, Giovanni Rollo, Giovanni e Vincenzo Santangelo, Gaspare Varvaro e Nicolò Venezia.
Tra i pezzi da 90 indagati e perquisiti c'è l'ex consigliere comunale Lillo Giambalvo, coinvolto nell'operazione Eden 2 e poi assolto, ma intercettato mentre al telefono giurava fedeltà a Matteo Messina Denaro, episodio che ha portato alle dimissioni di tutto il consiglio comunale, sostituito da un commissario. Tra le persone perquisite Matteo Filardo, cugino del latitante, arrestato nel 2010 nell'operazione Golem 2 e poi assolto in Appello; Giovanni Santangelo, fratello della madre del boss. ma anche Tommaso Geraci, anche lui già arrestato per reati di mafia e poi scarcerato, che è il fratello di uno dei pentiti più importanti di Cosa Nostra trapanese: quel Francesco Geraci un tempo noto gioielliere di Castelvetrano.
Le forze dell'ordine hanno setacciato abitazioni, campagne, terreni, verificato l'esistenza di eventuali bunker sotterranei, perquisito masserie e attività commerciali. Un rastrellamento massiccio che ha messo a soqquadro il centro e le periferie di Castelvetrano, con circa 150 agenti in azione, muniti anche di elicottero per le verifiche dall'alto. I dati riscontrati saranno messi al vaglio nei prossimi giorni. Un gruppo fatto in gran parte di over 50, cioè persone della stessa generazione del capomafia o ancora più anziane. Un dato che sembra avvalorare la tesi della Dda di Palermo e degli investigatori secondo cui Messina Denaro si fiderebbe di pochissimi elementi, conosciuti personalmente.
L'obiettivo, come affermato dal questore di Trapani Maurizio Agricola, è quello di mettere pressione al latitante e ai suoi seguaci, facendo sentire sempre più forte la presenza dello Stato sul territorio.