ha disposto la notifica della conclusione delle indagini a carico di 2 persone, richiedendo contestualmente al Gip l'archiviazione nei confronti di altri 10 soggetti nell'ambito dell'inchiesta scaturita dalla tragedia di Ravanusa dell'11 dicembre del 2021 quando, a seguito di una fuga di gas, esplose la conduttura del metano in via Trilussa, interessando anche le vie Pascoli e Nuova, causando dieci morti, tra cui il bambino che una delle vittime, Selene Pagliarello, portava in grembo. L'indagine ipotizza i reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo. I due soggetti per i quali verrà chiesto il rinvio a giudizio sono rispettivamente il resonsabile tecnico (oggi 88enne) dell'impresa Amica Srl, incaricata dalla Siciliana Gas S.p.A. dell'esecuzione materiale dei lavori di messa in posa della tubazione della rete distribuzione gas di Ravanusa nel tratto interessato, e dell'ex direttore tecnico della Siciliana Gas S.p.A, oggi 76enne. Le 10 persone per le quali è stata richiesta l'archiviazione sono tutti responsabili, dirigenti o tecnici della Italagas S.p.A., società incaricata della gestione della rete di gas metano del comune di Ravanusa ma solo dal 2008 in poi, in seguito a fusione per incorporazione del precedente gestore della rete, la Siciliana Gas S.p.A.
La procura di Agrigento chiarisce che le prove raccolte sono state analizzate da un collegio di consulenti tecnici composto da professori universitari ed ingegneri, oltre che da un geologo. Un lavoro che viene definito "egregio" dal dottore Vella e che si è rivelato fondamentale per ricostruire quello che è avvenuto nella terribile notte del 11dicembre2021e per individuare lepresunte responsabilità penali personali. Esplosione che aveva coinvolto direttamente dieci palazzine, di cui cinque erano state totalmente distrutte e le altre cinque crollate parzialmente, mentrenumerosi immobili della stessaarea avevano subito gli effetti dell’onda barica.
La procura ha lavorato per accertare eventuali precedentisegnalazioni di perdite di gas o di eventuali problematiche relative allo stato di manutenzionedella rete gas delComune di Ravanusa, sequestrando documenti relativi alla realizzazione, al collaudo, alla manutenzione e, in generale, alla gestione della retegas di Ravanusa dal momento della sua messa in posa (fine anni Ottanta) fino a quello dell'esplosione. Le consulenze tecniche hanno accertato che un quarto d'ora prima dell'esplosione, in corrispondenza di un raccordo ad “S”della tubazione della rete gas cittadina che scorreva sotto la via, quasi all’altezza dell’intersezione tra la via Trilussa e la via Pascoli, si verificò uncedimento strutturale di una saldatura del raccordo. È stato proprio questo cedimento a dare luogo ad uno squarcio di grande superficie, tale da provocare unafuoriuscita di gas metano di elevata portata. Il gas, a causa delle specifiche condizioni ambientali,si è incanalato diffondendosi in pochi minuti all’interno delle palazzine adiacentiattraversola condotta fognariaele tubazioni degli scarichi.
Le analisi, secondo la procura, hanno permesso di evidenziare gravi carenze nel processo di posa in opera e saldatura di quel tratto di tubazione. Dunque, sostengono gli inquirenti, l’evento disastroso si è verificato a causa delle gravi carenze nel processo di posa in opera e saldatura del tratto di tubazione del gas interessato. Esclusi invece, come possibili concause, problemi geologici e difetti legati alle tecniche e ai materiali utilizzati per la costruzione degli edifici coinvolti nel crollo. Esclusa infine anche l'ipotesi che i tecnici di Italgas si siano resi responsabili di omessa corretta gestione e manutenzione della rete.
Insomma: a generare l'esplosione la sera dell'11 dicembre di un anno e mezzo fa sarebbe stata una saldatura non diligentemente effettuata. Tuttavia non è stato possibile alla procura procedere all’individuazione dei soggetti che abbiano lavorato materialmente alla saldatura in questione. La procura dunque attribuisce responsabilità al direttore tecnico della Amica, che pur non avendo l'obbligo di presenza durante l’intera esecuzione dei lavori appaltati, aveva comunque l’obbligo di vigilare sull'operato, sulla qualità e sulla correttezza delle lavorazioni svolte. Per il direttore tecnico di SicilianaGas invece si chiederà il processo per avere sottoscritto la relazione finale sui lavori di collaudo. Sui tecnici di Italgas, società che è subentrata dal 2008, non è dimostrabile che potessero essere a conoscenza del fatto che il raccordo incriminato fosse difettoso, né è possibile attribuire loro responsabilità per negligenza.