avrebbe progettato di uccidere la nonna materna di sua figlia Lorenza. E' quanto emerge dal provvedimento con cui i giudici del Riesame hanno rigettato l'istanza di scarcerazione dell'amante del capomafia, la maestra Laura Bonafede, figlia del defunto boss di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede.
Il progetto di morte sarebbe stato determinato dai contrasti nati tra l'ex compagna di Messina Denaro, Franca Alagna, e la famiglia del padrino. Contrasti che, secondo Messina Denaro, sarebbero stati causati proprio da Filippina Polizzi, madre della Alagna e nonna della figlia naturale del boss, Lorenza.
Risalirebbe al 1996 invece l'inizio della relazione tra Laura Bonafede, arrestata per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena, e il boss. Solo a partire dal 2007, però, la donna sarebbe stata coinvolta dal capomafia nella gestione dei propri interessi. Per i giudici Laura Bonafede "ha contribuito in modo fattivo al mantenimento in vita della peculiare rete di comunicazione di Matteo Messina Denaro, affidando la consegna dei propri scritti ai 'tramiti', ideando ella stessa nuovi nomi in codice con cui fare riferimento a terzi soggetti o servendosi di nomi già pensati da boss e distruggendo i messaggi da lui ricevuti in vantaggio dell'ex latitante".
La convivenza tra i due, insieme alla coppia viveva anche la figlia della maestra, Martina Gentile, indagata per gli stessi reati della madre, "sarebbe stata interrotta nell'aprile del 2015 - specificano i magistrati -. Da aprile del 2017 la convivenza si sarebbe trasformata in mera frequentazione, anche quest'ultima sarebbe stata bruscamente arrestata nel dicembre del 2017 probabilmente a seguito delle perquisizioni disposte dai giudici". L'indagine che ha portato all'arresto della Bonafede è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall'aggiunto Paolo Guido e dal pm Gianluca De Leo.