nel piccolo comune agrigentino. La Corte di Assise di Appello di Palermo, presieduta dal giudice Angelo Pellino, ha assolto dall’accusa di omicidio – “perchè il fatto non sussiste” – Gaetano Sciortino, operaio di Cattolica Eraclea, difeso dagli avvocati Santo Lucia e Giovanna Morello. Completamente ribaltata, dunque, la sentenza di primo grado del tribunale di Agrigento che lo scorso anno aveva condannato l’imputato a 24 anni di reclusione. Il brutale omicidio di Giuseppe Miceli, artigiano assai conosciuto nella piccola comunità cattolicese, resta dunque senza un colpevole. La vicenda risale alla fine del 2015 quando il cadavere del marmista fu rinvenuto all’interno del suo laboratorio in via Crispi. Chi ha agito lo ha fatto con estrema efferatezza, utilizzando come armi del delitto alcuni attrezzi e un’acquasantiera in marmo. La svolta nelle indagini arrivò due anni dopo il delitto, quando i carabinieri arrestarono Gaetano Sciortino. Ad “incastrarlo” – secondo l’impianto accusatorio che oggi viene però sconfessato in Appello – ci sarebbero stati alcuni elementi, tra cui il ritrovamento di una scarpa in un’area rurale la cui impronta sarebbe compatibile con quella repertata dai RIS nel luogo del crimine; il presunto pedinamento del giorno precedente e la distruzione di alcune punte da trapano da parte dei figli dell’imputato (intercettati) che appartenevano alla vittima. Il movente tuttavia non è mai stato ben chiaro. In primo grado la Corte di Assise di Agrigento, presieduta dal giudice Wilma Angela Mazzara, aveva condannato Sciortino a 24 anni di carcere. L’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Gloria Andreoli, aveva chiesto la condanna all’ergastolo. Oggi, a distanza di quasi otto anni dal delitto, Sciortino è stato assolto.