sono stati fermati per pirateria marittima sulla rotta migratoria del Mediterraneo tra la Tunisia e la Sicilia, e la loro imbarcazione è stata sequestrata. È la prima volta che viene contestato nell’area questo reato, previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di Montego Bay e dall’art. 1135 del Codice della Navigazione italiano, che viene punito con pene fino a 20 anni di reclusione. Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile di Agrigento, la Guardia di Finanza e la Guardia costiera di Lampedusa. Il giudice per le indagini preliminari ha già confermato il fermo e la custodia cautelare in carcere per i quattro pescatori, di origine tunisina. Secondo gli inquirenti erano responsabili di atti di pirateria contro i barconi – e barchini – di migranti in viaggio dalla cittadina di Sfax verso l’Italia, mettendo a rischio la vita dei passeggeri a bordo.
I pirati, a bordo dei loro pescherecci, assaltano le barche dei migranti, minacciano e intimidiscono i naufraghi mostrando coltellacci. Rapinano soldi, telefonini cellulari e soprattutto i motori, rivenduti poi agli scafisti. Contro i quattro tunisini arrestati hanno testimoniato alcuni superstiti del naufragio avvenuto lo scorso 23 luglio in acque Sar maltesi. Hanno raccontato di essere partiti da Sfax in Tunisia il 22 luglio intorno alle ore 22. La loro barca si è ribaltata dopo che è stata affiancata da un peschereccio tunisino che ha tentato di rubare il motore.
Questa mattina il Procuratore di Agrigento Salvatore Vella ha convocato la stampa per illustrare i dettagli dell’operazione anti pirateria marittima nella rotta del mediterraneo centrale.