ha convocato per domani mattina una riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Nel corso dell’incontro sarà approfondito, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca - dice la prefettura - , il tema della sicurezza nelle aree della movida al fine di procedere, d’intesa con le forze di polizia e l’amministrazione comunale, ad un’analisi congiunta della problematica. Il riferimento è alla violenza di gruppo nei confronti di una ragazza palermitana per cui sono indagati 7 giovani e a numerosi episodi di violenza e criminalità avvenuti nelle settimane scorse nel centro di Palermo e nei luoghi più frequentati dai giovani.
Nel frattempo la richiesta di spostare dal carcere di Pagliarelli i sei giovani arrestati per la violenza di gruppo a Palermo è stata avanzata dalla stessa direzione dell’istituto penitenziario. Nelle scorse ore i legali avevano invocato l'allontanamento dalla struttura penitenziaria dei propri assistiti, in quanto sarebbero stati oggetto di minacce. E così, con una nota del direttore reggente, si è chiesto l’allontanamento dal carcere dei giovani indagati Elio Arnao, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Gabriele di Trapani, Angelo Flores e Cristian Barone che sono stati arrestati per lo stupro di gruppo ai danni di una ragazza di 19 anni avvenuto lo scorso 7 luglio nel cantiere del collettore fognario al Foro Italico. “Si chiede l’immediato allontanamento da questo istituto dei detenuti atteso che l’elevato clamore mediatico della vicenda ha determinato la piena conoscenza dei fatti anche alla restante popolazione detenuta, ragion per cui sono invisi alla stessa inclusi i detenuti delle sezioni protette dove sono si trovano” scrive la direzione.
Oltre al clamore mediatico c’è anche un problema organizzativo. I sei detenuti hanno anche il divieto d’incontro “che con non poche difficoltà – aggiunge la note - si riesce a garantire, atteso che i detenuti coinvolti nella vicenda sono sei. Alla luce di quanto sopra per prevenire possibili azioni destabilizzanti per l’ordine e la sicurezza si chiede con urgenza di valutare l’immediato allontanamento da questa sede degli stessi”. Nel frattempo si sono presentati in commissariato e hanno presentato denuncia contro ignoti per i messaggi di minacce e gli insulti ricevuti da quando si è diffusa la notizia che i loro figli, fratelli e parenti sono stati arrestati con l’accusa di violenza sessuale di gruppo le famiglie dei 7 giovani arrestati. Famiglie le quali hanno chiesto alla polizia di indentificare gli autori dei commenti ma anche e soprattutto chi ha realizzato i profili fake dei propri parenti e chi ha postato le foto degli indagati dandole in pasto a milioni di persone. Le indagini passano adesso alla polizia postale che dovrà passare al setaccio tutti i social dove sono presenti migliaia di post e di commenti sulla vicenda.
A proposito del video che sarebbe stato girato durante la violenza sessuale, il Garante della privacy ha spiegato che, la possibile diffusione di dati idonei a identificare la vittima dello stupro, anche indirettamente, è in contrasto con le esigenze di tutela della dignità della ragazza. L'autorità ricorda che la diffusione e la condivisione del video costituiscono una violazione della normativa privacy, con conseguenze anche di carattere sanzionatorio, ed evidenzia i risvolti penali della diffusione dei dati personali delle persone vittime di reati sessuali. Garante della privacy che mette in guardia sulle conseguenze, anche di natura penale, della diffusione e condivisione dei dati personali della vittima dello stupro di Palermo e dell’eventuale video realizzato. A seguito di numerose notizie stampa su una “caccia alle immagini” scatenatasi nelle chat, l’Autorità - con due provvedimenti d’urgenza - ha rivolto un avvertimento a Telegram e alla generalità degli utenti della piattaforma, affinché venga garantita la necessaria riservatezza della vittima, evitando alla stessa un ulteriore pregiudizio connesso alla possibile diffusione di dati idonei a identificarla.