dalla Corte d’appello di Palermo nell’ambito dell’indagine antimafia “Annozero”, nella quale, il 19 aprile 2018, rimasero presunti mafiosi, tra i quali anche due cognati del boss Matteo Messina Denaro, e “fiancheggiatori” di Cosa Nostra nel Belicino. Con la stessa sentenza la suprema Corte ha annullato con rinvio la posizioni di 12 imputati, limitatamente ad alcuni reati e aggravanti.
Le indagini, che hanno fatto emergere anche l’interesse del clan nel settore delle scommesse online, sono state condotte da carabinieri e dalla Dia di Trapani.
La sentenza di secondo grado aveva sostanzialmente confermato, seppur con una serie di riduzioni di pena, quella emessa, l’11 novembre 2019, dal gup di Palermo Cristina Lo Bue nel processo celebrato col rito abbreviato. Il giudice aveva complessivamente inflitto 143 anni di carcere. La pena più severa (19 anni e 4 mesi di carcere) fu per Vincenzo La Cascia, di 75 anni, di Campobello di Mazara (Tp), al quale, in secondo grado, la condanna venne ridotta a 12 anni e 8 mesi. In appello, inoltre, ridotta (da 18 anni a 14 anni 10 mesi) anche la pena per Raffaele Urso, 64 anni, anche lui di Campobello di Mazara. Entrambi sono considerati due boss di primo livello negli organigrammi di Cosa Nostra belicina.