diresse la mafia siciliana come i vecchi boss. Era lui a comandare, più o meno indirettamente, anche l'organizzazione mafiosa che fa riferimento al territorio compreso tra Sambuca di Sicilia, Sciacca e Ribera. Il suo sodale più importante fu Leo Sutera, detto 'u professuri, l'insegnante sambucese di educazione fisica a cui permise di dettare legge e dare ordini, intervenendo personalmente su appalti e lotte di potere. La mano di Messina Denaro sugli affari della mafia saccense fu certificata dai giudici di Caltanissetta nelle motivazioni delle condanne del processo "Scacco Matto". Per i magistrati fu determinante il ruolo dell’ex latitante di Castelvetrano sin dall'inchiesta "Avana", dei primi anni Novanta, quella che decapitò la famiglia mafiosa allora nelle mani di Salvatore Di Gangi e dei suoi sodali. Un'inchiesta che, secondo la corte d'assise nissena, dava anche l’esatta misura del potere e del prestigio di Messina.