l’incidente mortale avvenuto nei pressi di Ribera il 29 aprile dello scorso anno in cui perse la vita Vincenzo Spagnuolo, 42 anni, operatore turistico nonché fondatore di Discovery Sicilia, ha deciso di riaprire il caso nonostante la richiesta di archiviazione del pubblico ministero che addossava la colpa esclusivamente alla vittima. Giesse Risarcimento Danni, società che si occupa di incidenti stradali, malasanità e infortuni sul lavoro a cui si è rivolta la famiglia di Vincenzo Spagnuolo, tramite il legale e il consulente tecnico, sarebbe riuscita a far emergere potenziali ma importanti profili di colpa anche a carico dell’altro automobilista coinvolto, la donna che era alla guida della Citroen C3.
Il giudice Dino Toscano ha infatti disposto l’imputazione coatta, restituendo gli atti al pm che dovrà ora formulare l’imputazione entro 10 giorni. La relazione del nostro consulente, l’ingegnere Nicolò Vassallo, è stata fondamentale per riaprire il caso sull’incidente del 29 aprile 2022, spiega Diego Ferraro, responsabile della sede di Giesse a Canicattì.
L'incidente è avvenuto sulla Strada Statale 115, nei pressi del bivio per Borgo Bonsignore, quando la moto di grossa cilindrata sulla quale la vittima viaggiava si è scontrata con una Citroen C3 a seguito di un sorpasso effettuato dalla vettura. Intanto, prosegue Ferraro, è stato sottolineato (contrariamente a quanto sostenuto nella consulenza tecnica della Procura), che i due veicoli fossero, sin da subito, reciprocamente visibili. Quindi l’automobilista, accortasi della moto che arrivava dalla direzione opposta, non avrebbe dovuto cominciare il sorpasso. Ed ancora, secondo la relazione della Giesse, la conducente avrebbe avuto tempo e spazio sufficiente per percepire la situazione di pericolo e frenare.
Da ciò deriva la logica conseguenza che la conducente della Citroen C3 avrebbe ritardato la manovra di rientro a destra oltre il consentito, così contribuendo in modo determinante a causare il sinistro”. Per questi ed altri motivi, il giudice ha chiesto un necessario approfondimento che avverrà in sede dibattimentale, evidenziando che “è possibile attribuire dei profili di colpa causalmente rilevanti anche all’automobilista”.
Il pubblico ministero dovrà quindi formulare un capo d’imputazione a carico della donna. “Eravamo sicuri che il dettagliato e preciso accertamento eseguito dal nostro consulente avrebbe portato a galla la verità o quanto meno avrebbe creato qualche dubbio sulle conclusioni a cui era giunta la ricostruzione effettuata dal consulente del pm – conclude Diego Ferraro, della Giesse.